Ieri l’audizione, oggi il verdetto. Si è svolta, a Palazzo Poli, sede dell’Istituto Centrale per la Grafica e affacciata sulla celebre Fontana di Trevi, l’audizione finale per l’assegnazione del titolo di Capitale Italiana dell’Arte Contemporanea 2027.
Tra le quattro città finaliste c’è anche Termoli, con il progetto “Traiettorie contemporanee”, che rappresenta con orgoglio il Molise in questa prestigiosa competizione nazionale promossa dal Ministero della Cultura – Dipartimento per le Attività Culturali (DiAC), sotto la direzione del Capo Dipartimento Mario Turetta. Alla presentazione del dossier termolese ha preso parte anche il Presidente della Regione Molise, Francesco Roberti, il quale ha voluto testimoniare, con la sua presenza, il sostegno convinto dell’intera comunità regionale al percorso di valorizzazione culturale e artistica intrapreso da Termoli.
«Essere tra le quattro finaliste è già un risultato di grande rilievo per Termoli, per i Comuni coinvolti e per tutto il Molise – ha dichiarato il Presidente Roberti – Questo riconoscimento conferma la qualità della progettualità culturale espressa dal nostro territorio e la capacità di coniugare tradizione, innovazione e partecipazione. L’arte contemporanea, se vissuta come strumento di coesione e rigenerazione urbana, può diventare un volano straordinario per la crescita del Molise. Siamo orgogliosi del lavoro svolto e fiduciosi lin vista della proclamazione finale».
Le audizioni, presiedute dalla giuria guidata da Lorenza Baroncelli, hanno visto la partecipazione delle città di Alba (“Le fabbriche del vento”), Foligno e Spoleto (“Foligno-Spoleto in Contemporanea”), Pietrasanta (“Essere arte. O dell’umanità dell’arte”) e Termoli (“Traiettorie contemporanee”).
Confronto avvenuto nella prestigiosa cornice di Palazzo Poli, sede dell’Istituto Centrale per la Grafica, la giornata di audizioni finali per la Capitale Italiana dell’Arte Contemporanea 2027. A rappresentare Termoli, città finalista, sono stati il sindaco Nico Balice e il presidente della Fondazione MACTE, Paolo De Matteis Rivera, protagonisti di due interventi intensi e complementari che hanno messo al centro la storia, la visione e la capacità di rigenerazione del territorio molisano. Oggi, venerdì 17 ottobre, alle ore 16, sarà il Ministro della Cultura Alessandro Giuli a svelare il nome della città vincitrice, nel corso della cerimonia ufficiale in programma nella Sala Spadolini del Ministero della Cultura, in via del Collegio Romano 27, a Roma. «Descrivere la propria città con il cuore, non con le parole, è molto più bello», ha esordito il sindaco Nico Balice, aprendo il suo intervento con tono diretto e confidenziale. «Cerco di raccontarvi ciò che i miei occhi vedono ogni giorno della mia città».
Un racconto che parte dalle origini, da quel borgo di pescatori medievale adagiato su un promontorio affacciato sull’Adriatico, “uno dei pochi in Italia con due litorali” – ha ricordato – “che fino agli anni ’50 contava appena 7.000 abitanti”. Poi la grande trasformazione: l’arrivo della Fiat a metà degli anni Sessanta e Settanta, che portò lavoro, benessere e nuove comunità, «attratte da tutta Italia, da nord a sud». Termoli, ha sottolineato Balice, seppe accogliere, fondere culture e identità diverse «senza mai perdere la propria».
Ma la storia dell’arte contemporanea di Termoli, ha proseguito il sindaco, inizia ancora prima di quella industriale. «Nel 1955, quando l’Italia cercava di riabilitarsi dopo il dopoguerra, Termoli si inventava il Premio Termoli d’Arte Contemporanea, il più longevo d’Italia. Ci fu allora un grande coraggio, e da quel coraggio oggi ripartiamo».
Il discorso di Balice si è fatto via via più identitario e visionario, tracciando un filo tra la memoria e il futuro. «Quando la grande industria arrivò, fu un’imposizione che portò benessere, ma non fu un’autodeterminazione. Oggi abbiamo invece la possibilità di autodeterminarci».
Il sindaco ha rivendicato la volontà di una comunità che non cerca un titolo “come riconoscimento”, ma un’opportunità di propulsione e rinascita.
«Siamo una regione piccola, 280.000 abitanti, ma con tanti talenti. Oggi vogliamo rimappare il Molise, partendo proprio dalle inclinazioni che ci appartengono: quelle dell’arte contemporanea. Ci stiamo reinventando su traiettorie che sono le nostre, quelle del 42º parallelo e del 15º meridiano – le coordinate che danno l’ora a tutta l’Europa centrale – e da lì vogliamo proiettarci nel futuro».
Un futuro che non passa solo attraverso il turismo – «cresciuto in modo esponenziale dopo la pandemia» – ma attraverso una cultura come motore di innovazione, capace di creare “una dimensione diversa, non più solo industriale o stagionale, ma permanente, creativa e condivisa”.
«A Termoli c’è benessere socioeconomico tutt’oggi, nonostante la crisi di Stellantis, perché la gente di mare è innovazione», ha aggiunto Balice. «Essere gente di mare significa essere aperti, accogliere, confrontarsi. L’innovazione non è solo quella accademica o tecnologica: è l’orizzonte più ampio che produce talenti e li spinge a rientrare, a esprimersi nel proprio territorio».
Il sindaco ha poi immaginato una linea simbolica che attraversa il Molise, «da Termoli a San Pietro Avellana», unendo la costa al cuore dell’Appennino, “dove si produce uno dei tartufi più buoni del mondo”. «Questo Molise esiste, resiste e vuole reinventarsi», ha concluso. «Non chiediamo un titolo, ma la propulsione per rigenerarci col dinamismo che ci appartiene».
Nella parte finale dell’intervento, Balice ha sottolineato come il percorso della candidatura non nasca da zero ma da una visione già in atto, condivisa con la Regione Molise. «Succedo al presidente della Regione, Francesco Roberti, che aveva già avviato un processo di rigenerazione urbana orientato all’innovazione e alla sostenibilità. Oggi lavoriamo con l’Agenzia del Demanio, nel quadro del Piano Città, per creare le condizioni di un progetto che colleghi arte contemporanea e riqualificazione territoriale».
L’obiettivo è ambizioso: «Vogliamo creare un percorso che unisca il litorale nord e il litorale sud, rigenerando spazi e realizzando un museo a cielo aperto. È un progetto concreto, già in fase di pianificazione, che può diventare la spina dorsale di una nuova identità urbana e culturale».
Dopo l’intervento del sindaco, ha preso la parola Paolo De Matteis Rivera, fondatore e presidente della Fondazione MACTE, istituzione a capitale misto pubblico-privato che gestisce il Museo d’Arte Contemporanea di Termoli e promuove la cultura visiva in città.
«La Fondazione nasce nel 2019 – ha ricordato – e attraverso la propria attività ha attestato quanto la città di Termoli abbia voluto porre l’arte contemporanea e la cultura al centro dei propri processi trasformativi».
Un cambiamento che, secondo De Matteis Rivera, riguarda anche la dimensione identitaria e socioeconomica della città. «Termoli vuole riposizionarsi da un’economia produttiva e industriale verso un’economia della cultura e della conoscenza. È un passaggio profondo, che tocca la percezione stessa di ciò che siamo e di ciò che vogliamo diventare».
De Matteis Rivera ha parlato della Fondazione MACTE come di una “regia collettiva”, espressione di una visione integrata tra arte, territorio e comunità: «Il nostro lavoro si fonda sull’intreccio tra arte, cultura e territorio, per creare un sistema di valori reputazionali, di credibilità e di attrattività che parta dalla consapevolezza della qualità del nostro capitale culturale».
Termoli, ha aggiunto, guarda al futuro «come volto contemporaneo di un territorio che vuole ergersi a modello per la nazione». Un modello in cui il contributo pubblico «diventa una scommessa nel futuro, capace di determinare sviluppo e sistema, anche partendo da basi piccole ma solidissime».
Con la candidatura di “Traiettorie Contemporanee”, Termoli ha presentato un progetto che intreccia storia, arte e innovazione, puntando su una rigenerazione culturale che parte dal Premio Termoli per abbracciare tutta la città e il suo territorio. A rivelare la città vincitrice sarà il ministro Alessandro Giuli. Termoli attende con entusiasmo e orgoglio, forte della sua storia e della convinzione, come ha detto il sindaco Balice, «di non chiedere un titolo, ma di offrire una visione».
























