Di ieri le recenti dichiarazioni di John Elkann, presidente di Stellantis, sull’industria automobilistica europea non sono solo un appello regolatorio a livello continentale: risuonano anche con particolare forza per il territorio molisano, dove la presenza di Stellantis è concreta e strategica, e dove le scelte dell’azienda possono avere un impatto rilevante sull’economia locale. Lunedì 17 novembre, Elkann ha rilanciato la necessità di maggiore flessibilità da parte dell’Unione Europea per i costruttori auto. In particolare: ha proposto che gli obiettivi di riduzione delle emissioni per il 2030 non siano calcolati su base annua, ma mediati su un periodo di cinque anni (2028-2032). Ha chiesto che auto passeggeri e veicoli commerciali leggeri abbiano target di CO₂ differenziati, ovvero non norme identiche per tutti i tipi di veicolo. Ha ribadito la necessità di un massiccio piano di rottamazione per eliminare i veicoli più inquinanti, accompagnato da incentivi per rendere i veicoli più sostenibili “alla portata di più famiglie”. Pur confermando l’impegno di Stellantis a puntare alle “zero emissioni allo scarico” entro il 2035, Elkann ha chiesto che tecnologie come ibridi plug-in, range extenders e carburanti alternativi restino disponibili anche oltre quella data. Il piano di rottamazione proposto da Elkann potrebbe tradursi sul piano locale in un’opportunità per sostituire auto più vecchie e inquinanti (molte delle quali circolano anche nelle regioni più piccole) con modelli più moderni e puliti. Questo potrebbe favorire l’adozione di veicoli elettrici o ibridi e stimolare anche il mercato dell’auto sostenibile. Il mantenimento di tecnologie ibride e alternative non solo è strategico per la transizione ma potrebbe garantire lavoro alle linee di Termoli, in particolare in quelle legate ai cambi ibridi. Se Stellantis dovesse investire di più nelle tecnologie “ibride estese”, il sito molisano potrebbe essere centrale nella produzione delle componenti necessarie. Sulla vertenza Stellantis si è espresso anche il coordinatore locale del M5S, Valerio Fontana. «Se dovesse avverarsi quanto trapelato negli ultimi giorni, cioè che Acc è prossima alla rinuncia definitiva del progetto di Gigafactory di Termoli, le conseguenze per il nostro territorio e l’intera regione sarebbero ben peggiori di quanto percepito in prima battuta. Non si tratta soltanto di una ennesima promessa elettorale non mantenuta, di un progetto non più realizzabile, ma di perdere anche ciò che già esiste, della soppressione della principale realtà industriale della regione nonché del fallimento delle (inesistenti) politiche industriali del Governo. ‘La promessa’ Il piano per Termoli era: 1800 operai fuori Stellantis – 1800 operai dentro Acc Gigafactory. “A saldo invariato” si direbbe. Un ottimo piano sembrava: non solo si mantiene il livello occupazionale ma se ne migliora la qualità. Si parlava di formare e reinserire maestranze e personale altamente qualificato, specializzato e di affiancare un settore di Sviluppo e Ricerca oltre a una filiera che anch’essa si sarebbe specializzata ed evoluta tecnologicamente. Insomma, il Basso Molise sarebbe diventata una sorta di mini-Silicon Valley d’Italia e infatti sarebbe stata l’unica Gigafactory del paese. ‘La realtà’ Le cose sono andate diversamente. Con tutta probabilità, la Gigafactory non verrà realizzata e, si teme, che lo stabilimento Stellantis di Termoli dismetta. Cioè: SI ai 1800 esuberi, NO alle 1800 assunzioni. Non stiamo più parlando di una ipotesi, di un potenziale scenario futuro, stiamo parlando del presente, di oggi: a giugno 2025 chiude definitivamente il reparto di produzione del motore FIRE, dal 1° settembre 2025, 1823 dipendenti dello stabilimento (cioè tutti) sono in contratto di solidarietà, con annesse proposte di ‘trasferta volontaria’ all’estero e incentivi al licenziamento volontario (separation). La sensazione è che Stellantis stia dislocando, trasferendo la produzione fuori dall’Italia e il primo stabilimento a chiudere i cancelli sarà quello di Termoli. Questa sarebbe la fine di un’epoca. Lo stabilimento Stellantis (ex FIAT) rappresenta il passato, il presente e, con la Gigafactory, doveva essere anche il futuro di questa terra. Si sta seppellendo non solo lo sviluppo industriale e occupazionale futuro ma anche l’attuale e già precaria stabilità di migliaia di famiglie, il tutto nel silenzio più totale di chi aveva promesso una ‘interlocuzione privilegiata’, in nome della tanto inneggiata filiera istituzionale. Risposte che in molti tutt’ora attendono e non arrivano».

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