Montagne russe Stellantis: Si fatica davvero a stare dietro all’evoluzione della vertenza industriale, o quanto meno ai suoi risvolti politici.
Il presidente della Regione Molise, Francesco Roberti, è tornato a parlare del futuro industriale di Termoli e delle prospettive occupazionali legate all’area Acc. Le sue parole, pronunciate nelle ultime ore, fotografano un quadro in movimento, nel quale la fase d’incertezza aperta dal ridimensionamento del progetto di Gigafactory convive con nuove interlocuzioni industriali. «Sembra, e ne abbiamo contezza attraverso alcuni incontri fatti al Ministero, che ci sia più di qualche azienda americana ed inglese che voglia arrivare sulle aree che erano state destinate ad Acc», ha affermato il governatore. Aziende che avrebbero già presentato un «programma costruttivo e un progetto», con possibili ricadute significative: «se tutto va bene – ha spiegato Roberti – si dovrebbero assorbire circa 2.000 unità». Il presidente ha però chiarito che, per ora, non è possibile fornire nomi o dettagli operativi: vincoli di riservatezza «chiesti dalle aziende e dal Ministero» impediscono ogni divulgazione prematura. Roberti stesso ha dichiarato di essere a conoscenza di alcuni elementi in più, ma di preferire che tutto venga reso pubblico solo quando «sarà concretizzato». Le sue parole rientrano in un ragionamento più ampio: il Molise, secondo il governatore, avrebbe pagato negli anni decisioni nazionali poco lungimiranti, in particolare al momento della fusione tra Fca, e Psa, quando «l’Italia poteva e doveva fare di più a partire dal Golden Power», mentre la Francia «è tutelata» e il nostro Paese «no». Le dichiarazioni del presidente si inseriscono in un contesto che, da diversi mesi, presenta almeno un progetto ben identificabile: quello della The Ultimate Battery Company Ltd, azienda britannica del settore delle batterie avanzate. Un progetto che ha seguito un iter amministrativo preciso, scandito da atti ufficiali del Cosib, il Consorzio per lo Sviluppo Industriale della Valle del Biferno. La società, con sede nel South Yorkshire, ha da tempo acquisito dal Cosib un diritto di opzione su un lotto di circa 18 ettari all’interno del Nucleo Industriale di Termoli. Lo scorso 9 maggio 2025 il Comitato Direttivo del Consorzio ha deliberato all’unanimità una proroga dell’opzione fino al 31 marzo 2026, definendo un arco temporale più ampio per consentire all’azienda di presentare un piano definitivo. Il valore dell’area è fissato a 15 euro al metro quadro più Iva, condizione invariata rispetto alla prima assegnazione. Il progetto, nelle intenzioni della società, avrebbe un profilo industriale rilevante: la produzione prevista di 3,2 milioni di batterie all’anno, principalmente destinate al mercato automotive europeo. The Ultimate Battery Company sarebbe interessata a una possibile candidatura agli strumenti del Pnrr tramite Invitalia, anche se non risultano, ad oggi, comunicazioni ufficiali sulle tempistiche. Il Cosib, dal canto suo, ha adottato un atteggiamento prudente. La delibera di proroga prevede infatti condizioni stringenti: la società dovrà comunicare tempestivamente eventuali impedimenti che rendano impossibile il prosieguo dell’investimento; in caso contrario, il Consorzio potrà valutare nuove richieste o destinazioni alternative del lotto. Una clausola che segnala la volontà di non bloccare per tempi indefiniti un’area strategica del Nucleo Industriale. Il percorso della The Ultimate Battery Company rappresenta quindi un riferimento concreto all’interno del ventaglio di possibilità evocato da Roberti. Il governatore non ha fatto nomi — per le ragioni di riservatezza indicate — ma il nesso tra le sue dichiarazioni e il progetto britannico è, almeno temporalmente, coerente con ciò che da mesi circola negli atti e nelle interlocuzioni istituzionali locali. Il settore è lo stesso: produzione di batterie avanzate. Il bacino industriale è lo stesso: l’area già destinata ad Acc. E la tempistica coincide con un periodo di forte pressione politica e sociale per identificare alternative industriali credibili dopo lo stallo della Gigafactory, come ebbe a dire l’assessore Di Lucente giusto un mese fa, su nostra sollecitazione, asserendo che si era al lavoro per cambiare partner, vista la ritrosia di Acc. Tuttavia, tra atti, annunci e interlocuzioni resta un dato fondamentale: nessun progetto, ad oggi, ha completato la fase autorizzativa e finanziaria necessaria per diventare insediamento produttivo effettivo. Questo vale anche per la The Ultimate Battery Company, che ha ottenuto un diritto di opzione ma deve ancora presentare un piano industriale formalmente approvato. L’area del Nucleo Industriale vive dunque una fase di possibile transizione, nella quale la politica regionale prova a ottenere garanzie e a mantenere aperti i canali con le imprese, mentre il Cosib gestisce con cautela la disponibilità dei terreni. Le parole di Roberti introducono un elemento aggiuntivo: l’interesse di aziende non solo britanniche, ma anche statunitensi, un dato che amplia ulteriormente lo scenario, ma che non trova ancora riscontri documentali pubblici. In questo quadro, la vicenda di Acc rimane la partita industriale più delicata del territorio. Le prospettive occupazionali evocate — fino a 2.000 lavoratori — sono numeri potenziali, legati alla realizzazione di progetti industriali che devono ancora essere concretizzati. Le aree libere e la filiera dell’automotive locale rappresentano punti di forza, ma la competizione con altri poli industriali italiani ed europei è forte, così come le incertezze regolatorie legate alla transizione elettrica del settore auto.    EB

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