Ci sono inaugurazioni che assomigliano a un rito: si taglia un nastro, si pronuncia un discorso, si scattano alcune foto. E poi ci sono inaugurazioni che hanno un peso diverso, perché segnano un cambiamento reale nella vita delle persone. L’apertura della nuova Sala di Ascolto Protetto del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Termoli appartiene alla seconda categoria. È uno spazio pensato per chi trova la forza di dire “basta”, per chi arriva con un dolore che non ha parole semplici, per chi ha subito violenze fisiche o psicologiche in contesti familiari, affettivi, domestici. È un luogo che nasce per togliere paura, non per aggiungerne, e questo lo si percepisce subito, ancora prima dei discorsi, ancora prima dei ringraziamenti. Perché non si tratta semplicemente di una stanza: si tratta di un ambiente che accoglie, che contiene, che protegge. E la cerimonia di inaugurazione, pensata in vista del 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, ha mostrato chiaramente quanto questo progetto rappresenti un impegno condiviso tra istituzioni, forze dell’ordine, amministrazione comunale, associazioni e cittadini.
A presentare l’iniziativa è stato il Questore di Campobasso Domenico Farinacci, figura che ha guidato l’intero percorso con grande lucidità e sensibilità. Il suo intervento, definito da lui stesso “una piccola riflessione”, ha invece avuto la forza di un manifesto operativo e umano. «Occorre spiegare la natura di questa iniziativa e lo scopo che si porta dietro» ha esordito. «Non servono ulteriori riflessioni su ciò che viene sottolineato quotidianamente: la violenza di genere, in tutte le sue forme, è un fenomeno complesso e purtroppo sempre più frequente. La Polizia di Stato, come amministrazione della pubblica sicurezza, ha compiuto un percorso iniziato molti anni fa per rendere più efficace il modo in cui raccogliamo le notizie di reato e interveniamo in questi contesti». Farinacci ha parlato della crescita professionale di questi anni, fatta di formazione, specializzazione, sensibilità, ma soprattutto della necessità di dare agli operatori strumenti concreti: «Una professionalità così delicata ha bisogno di strutture adeguate, di ambienti protetti, di luoghi che facilitino il racconto di chi entra qui con un trauma spesso ancora vivo».
Il Questore ha posto l’accento su ciò che rappresenta il momento più critico dell’intero procedimento: l’inizio. «La fase più difficile è proprio l’avvio dell’intervento di polizia. È lì che la vittima deve trovare il coraggio di parlare, superando resistenze emotive e psicologiche. Quel primo passo è essenziale e può essere compromesso da un ambiente che appare freddo o impersonale. Creare contesti favorevoli significa facilitare l’emersione del racconto, aiutare la persona a superare lo shock iniziale, consentire agli operatori di intervenire con la maggiore efficacia possibile». In questo quadro nasce la Sala di Ascolto Protetto: un luogo protetto, caldo, lontano dal linguaggio rigido dei corridoi istituzionali. Un luogo che invita a parlare, non a tacere.
La cerimonia ha visto la presenza del viceprefetto di Termoli Maria Cristina Caruso, oggi di stanza al Dipartimento Personale del Viminale, e di una vasta rappresentanza istituzionale e delle forze dell’ordine, tra cui il dirigente del Commissariato con il personale della Polizia di Stato, il comandante della compagnia Carabinieri Leonardo Di Pierno, il comandante di stazione Alfonso Grande, il comandante della Polizia Locale Pietro Cappella. Presenti le associazioni Fidapa, Casa dei Diritti e CAV Liberaluna, che da anni lavorano a fianco delle vittime nei percorsi di uscita dalla violenza. Una rete ampia, coesa, indispensabile.
Accanto a loro, e con un ruolo di grande centralità per tutto il progetto, l’imprenditore Dante Cianciosi, ex poliziotto del Reparto Mobile di Padova negli anni più intensi della lotta al terrorismo, che con i suoi collaboratori di BigMat Cianciosi ha donato gli arredi e l’intero allestimento dei locali. Cianciosi è apparso profondamente emozionato, perché per lui questa inaugurazione non rappresenta una semplice opera di beneficenza, ma un ritorno a una storia personale che conta. Il Questore lo ha presentato con parole di grande affetto: «Non è solo un imprenditore che ci ha aiutato. È un collega. Una volta poliziotti, sempre poliziotti». E Cianciosi lo ha confermato prendendo la parola: «Ho servito nel Reparto Mobile dal ’78 all’81, negli anni delle Brigate Rosse. Sono partito ragazzo, sono tornato uomo grazie alla Polizia. Mi ha dato valori, disciplina, umanità. Ancora oggi, quando vedo l’auto della Polizia, provo un sentimento profondo di appartenenza». Ha ringraziato con grande calore Stefania, la designer e vera “anima creativa” della sala, e Doriano, l’artigiano che ha concretizzato ogni dettaglio: «Per noi non è stato dire semplicemente sì a un invito. È stato entusiasmo vero. Sapere che qui entreranno bambini e persone che hanno subito violenze indicibili dà senso a ogni sforzo». Durante l’inaugurazione ha preso la parola anche la funzionaria del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, Maria Cristina Caruso, molisana d’origine e oggi in servizio a Roma, la cui presenza ha aggiunto un valore simbolico ulteriore: il ritorno alle radici per testimoniare la vicinanza del Ministero a questo progetto. «Ho avvertito il Capo della Polizia che sarei stata presente, e ne è stato felice» ha raccontato. «È particolarmente sensibile a queste tematiche. Nonostante le campagne di sensibilizzazione, il fenomeno della violenza continua a manifestarsi in contesti differenti. A volte situazioni che sembrano tranquille sfociano in tragedie. Per questo la presenza di luoghi protetti come questo è fondamentale». Poi una nota personale che ha toccato tutti: «Sono molisana, cresciuta tra Termoli e Roma. Tornare qui per un’iniziativa così importante è come tornare a casa».
A chiudere gli interventi istituzionali è stato il sindaco di Termoli, Nico Balice, accompagnato dall’assessore alle Politiche sociali Mariella Vaino. Il primo cittadino ha restituito con immediatezza l’emozione provata entrando nella sala: «È una stanza che colpisce. Non solo per la bellezza, ma per il calore che trasmette. Sarà fondamentale soprattutto per i bambini, che hanno bisogno di sentirsi immediatamente protetti. Ringrazio la Polizia di Stato per l’umanità che dimostra ogni giorno. Questa sala è un ulteriore tassello di un impegno straordinario». Balice ha ribadito il sostegno dell’amministrazione comunale alla rete antiviolenza e la volontà di continuare a collaborare con tutte le forze dell’ordine e le associazioni del territorio.
E così, in mezzo a storie personali, identità istituzionali, esperienze professionali e memorie profonde, prende forma un luogo che promette di essere molto più di una stanza. La nuova Sala di Ascolto Protetto di Termoli diventa un simbolo: un luogo dove la denuncia può trovare un approdo umano; un luogo in cui il trauma non viene ignorato ma accolto; un luogo in cui la parola non deve più tremare per paura. Da oggi chi entra in quella stanza troverà non solo un ambiente curato e rassicurante, ma una comunità intera pronta ad ascoltare, proteggere e intervenire.
























