Aumenta sempre più l’incertezza sul futuro dello stabilimento Stellantis di Termoli e la preoccupazione di tanti lavoratori e tante famiglie del nostro territorio. In occasione della mobilitazione indetta dai Sindacati del settore automotive per il 29 novembre 2025 per chiedere un piano industriale concreto, il vescovo della Diocesi di Termoli-Larino, monsignor Claudio Palumbo, a nome di tutta la Chiesa Diocesana, facendo seguito ad un precedente comunicato dei mesi scorsi, rinnova piena vicinanza e solidarietà ai lavoratori di Stellantis dello stabilimento di Termoli, e di nuovo incoraggia e sollecita le Istituzioni a tutti i livelli, a prendere maggiore consapevolezza di fronte a ciò che si prefigura come un dramma doloroso per le comunità della nostra Regione e in particolare del basso-Molise. Crescono le preoccupazioni sulla possibile revoca del progetto della Gigafactory, con il rischio concreto di perdere un investimento strategico per la transizione energetica e per l’occupazione locale. Se l’esito è già segnato e se sono state già prese decisioni irreversibili, quale sarà il futuro di tante nostre famiglie, di tanti nostri giovani? La perdita di aziende e posti di lavoro avrebbe gravi conseguenze per l’intero tessuto economico e sociale del nostro territorio.
La Chiesa, come è noto, è concretamente dalla parte dei lavoratori e delle loro famiglie, vive con loro il disorientamento per le drammatiche notizie che si susseguono intorno a prospettive future molto preoccupanti e intende partecipare alla denuncia di eventuali ritardi, omissioni e negligenze: <Non c’è dignità senza lavoro. La dignità negata rende questa area geografica terra bruciata, un deserto senza vita>. Tocca a tutti svolgere un lavoro di vigilanza nei confronti di situazioni contrarie alla dignità della persona e alla convivenza perché non si perda di vista che al centro è sempre la persona umana.
Non possiamo non solidarizzare quindi con tanti padri di famiglia che rischiano di perdere il lavoro, famiglie intere angosciate dalla chiusura di uno stabilimento che dava loro certezza per il futuro.
Oltre la solidarietà a chi soffre, tutti siamo chiamati ad impegnarci per giocare la partita del dialogo e favorire un incontro tra le parti in causa. Negli ultimi tempi abbiamo assistito a tanti tentativi di tavoli di dialogo, di concertazione, sono state percorse tante strade ma purtroppo con esiti negativi. Si può dubitare forse della capacità di mettere insieme le persone, dialogare, ascoltare tutti e confrontarsi concretamente su eventuali positive vie di uscita? Ai sindacati il vescovo assicura vicinanza, sostegno per le pubbliche manifestazioni pacifiche di testimonianza, e per il fattivo impegno a favore dei lavoratori; l’attività sindacale è come un segno di speranza, una presenza costruttiva per lo sviluppo del nostro territorio. La Dottrina Sociale della Chiesa riconosce che i sindacati sono strumenti di difesa e promozione della dignità dei lavoratori nei luoghi di lavoro, basandosi su principi come la responsabilità, il personalismo e la partecipazione. Essi agiscono con senso di responsabilità verso i propri iscritti e l’intera società, il loro impegno deve essere incentrato sempre sulla dignità e il valore della persona umana. Il loro quadro di riferimento etico va ben oltre la mera difesa di interessi economici, ma abbraccia la dimensione umana, sociale e culturale del lavoro, nel dialogo costruttivo e collaborazione con le altre parti sociali (imprenditori, istituzioni), per contribuire alla costruzione di una società più giusta e solidale.
Una società unita costruisce il suo futuro sulla laboriosità dei propri cittadini, sull’uguaglianza e sulle pari opportunità di lavoro. Senza lavoro non c’è futuro. Senza lavoro si formano scarti sociali, aree di arretratezza e di sottosviluppo e si insinuano pericolosi percorsi di illegalità e criminalità organizzata.
È vivo desiderio delle nostre comunità che si intervenga prontamente per offrire motivi di speranza, grazie all’impegno di tutti.

























