La questione della sicurezza nel trasporto pubblico locale e la vertenza dei lavoratori Gtm tornano con forza al centro del dibattito cittadino e regionale, intrecciandosi in un quadro che mette in evidenza criticità strutturali note da anni e mai realmente affrontate. Gli ultimi episodi di cronaca e il nuovo sciopero proclamato dalla UILTrasporti per il 9 gennaio 2026 delineano un clima tutt’altro che sereno, in cui la mobilità pubblica rischia di diventare il punto debole di un territorio già fragile dal punto di vista dei servizi. L’episodio del 28 novembre, avvenuto al Terminal bus di Termoli, ha assunto un valore simbolico preciso. Solo il coraggio di due autisti FlixBus dell’azienda Moffa ha impedito che il tentativo di rapina ai danni di una passante si trasformasse in qualcosa di ben più grave. La scena, riportata con dovizia di particolari dagli organi di stampa locali e confermata nelle comunicazioni sindacali, ha messo nero su bianco una realtà che pendolari, studenti e lavoratori denunciano da anni: il Terminal, cuore pulsante della mobilità cittadina ed extraurbana, è un luogo troppo spesso lasciato senza controllo, scarsamente presidiato, vulnerabile nelle ore di maggiore afflusso come in quelle notturne. La UILTrasporti Molise, che ha formalizzato una richiesta urgente di intervento alla Regione, ha utilizzato parole chiare e inequivocabili: la sicurezza nei nodi del TPL non è più rinviabile. Nel documento inviato al presidente Francesco Roberti e al consigliere delegato ai Trasporti Vincenzo Niro, il sindacato sottolinea come l’episodio del Terminal non sia un fatto isolato, ma un campanello d’allarme che si ripete da tempo, aggravato dall’aumento dei flussi legati alle linee a lunga percorrenza e dall’assenza di un sistema di vigilanza adeguato. La richiesta è semplice nella forma, complessa nella sostanza: potenziamento della videosorveglianza, presenza costante delle forze dell’ordine, tavoli di coordinamento permanenti con aziende e rappresentanze sindacali, costruzione di protocolli di sicurezza che diano risposte immediate e non emergenziali. Ma mentre i sindacati sollecitano interventi strutturali, sul versante lavorativo la situazione non appare meno tesa. Il comunicato che annuncia lo sciopero del 9 gennaio 2026, riprogrammato per via del principio di rarefazione oggettiva imposto dalla Commissione di Garanzia, fotografa uno stallo prolungato che ha ormai superato i 18 mesi. Da un lato, i lavoratori Gtm Srl continuano a garantire il servizio urbano in condizioni difficili, spesso con mezzi datati e turni complicati; dall’altro, la trattativa per il contratto integrativo si è bloccata senza che le molte proposte avanzate dal sindacato abbiano trovato ascolto. Anche qui, il tono della UILTrasporti è misurato ma determinato: dopo un anno e mezzo di tentativi, l’unica strada rimasta è la mobilitazione. Il presidio previsto in Piazza Garibaldi, dalle 10 alle 12, non sarà solo un momento di protesta sindacale. Sarà un atto politico, nel senso più autentico: una richiesta collettiva di dignità per chi garantisce ogni giorno la mobilità urbana di Termoli e un invito alla cittadinanza a non voltarsi dall’altra parte. Perché quando si parla di trasporto pubblico, non sono in gioco solo stipendi e contratti: c’è la qualità della vita di un’intera comunità, la sicurezza di chi viaggia, l’efficienza di un servizio che, soprattutto in una città come Termoli, rappresenta un asse essenziale tra centro, periferie, scuole, ospedale, area industriale e litorale. A tutto questo si aggiunge un elemento spesso trascurato nel dibattito pubblico: la marginalità storica del settore trasporti nel panorama delle priorità istituzionali del Molise. Non è un caso se, già in altre occasioni, comitati e associazioni avevano denunciato la situazione del Terminal o l’assenza di un piano complessivo sulla mobilità urbana.
Il punto, oggi, è che questi due fronti – sicurezza e condizioni di lavoro – non sono mondi separati. Non può esserci un trasporto pubblico sicuro se chi lavora non è messo nelle condizioni di operare con serenità. E non può esserci un servizio efficiente se gli autisti, oltre a gestire traffico, orari, mezzi vetusti e utenza sempre più numerosa, devono anche improvvisarsi vigilanti in territori non presidiati. L’eroismo mostrato dagli autisti Moffa al Terminal non deve diventare la normalità: un sistema funziona quando gli operatori non devono supplire alle carenze delle istituzioni. Il Molise si trova di fronte a un bivio: continuare con interventi tampone che durano lo spazio di qualche settimana, oppure avviare finalmente una programmazione seria, con investimenti mirati, sicurezza garantita, infrastrutture moderne e un dialogo continuo tra Regione, Comuni, aziende e lavoratori. La scelta non è solo amministrativa: è culturale. Decidere di mettere il trasporto pubblico al centro significa decidere quale modello di città si vuole costruire nei prossimi anni. Il 9 gennaio sarà un banco di prova importante. Ma al di là dello sciopero, delle sigle e dei tavoli tecnici, la domanda è una e riguarda tutti: quanto siamo disposti a investire nella sicurezza e nella dignità di un servizio che ogni giorno tiene in movimento la nostra comunità?

























