Debutto del nuovo direttore generale Stefania Calabretta nella seduta del Consiglio generale del Cosib dello scorso 28 novembre, che come emerge dai verbali ufficiali, non è stata un passaggio routinario né un semplice adempimento contabile. È stata, al contrario, una tappa cruciale in cui bilanci, governance, strategie industriali e tensioni interne hanno incrociato il futuro di un ente che resta uno dei principali presidi economici e infrastrutturali dell’intera area molisana. Numeri, scelte e divergenze hanno delineato un quadro complesso, ma anche carico di prospettive e responsabilità. Il bilancio di esercizio 2024, approvato con un mix di voti favorevoli, astensioni e un voto contrario, registra una perdita di 1.205.821 euro. Una perdita rilevante, che il Consorzio decide di coprire attingendo al Fondo Contributi in Conto Capitale, preservando dunque la continuità gestionale e patrimoniale dell’ente. Il Presidente Piero Donato Silvestri ha illustrato con precisione l’origine di questo risultato negativo: una parte, pari a 373.044 euro, è imputabile alla gestione ordinaria, fortemente appesantita dall’aumento dei costi energetici, idrici, di depurazione e smaltimento; l’altra, ben più sostanziosa, deriva dalla svalutazione integrale della partecipazione nella controllata Netenergy Service Srl, per 842.777 euro, resa necessaria dopo la sentenza della Corte d’Appello di Milano sul contenzioso con Snam Rete Gas. Una vicenda non nuova, stratificata negli anni, che nel 2025 ha imposto un azzeramento contabile inevitabile. Il Comitato Direttivo, come spiegato da Silvestri, ha già avviato la ricapitalizzazione della società tramite conferimento del metanodotto: un’operazione strutturale, volta a restituire solidità alla partecipata nel quadro dei progetti energetici e dei futuri bandi Bess. L’atto notarile è atteso entro la fine dell’anno. Accanto ai profili di criticità, il Presidente ha ricostruito anche gli elementi di resilienza e sviluppo: prosegue l’avanzamento dei progetti finanziati dal Pnrr, a partire dai lavori per il potenziamento della viabilità interna e del sistema di depurazione (8,75 milioni di euro), fino alla messa in opera della Zona Franca Doganale. Quest’ultima, destinata a imprimere un’accelerazione alle capacità d’attrazione del Cosib, si sta già dimostrando un fattore d’interesse per imprese esterne, come confermato da prime manifestazioni di utilizzo degli spazi. Un tassello che, se correttamente integrato con il tessuto produttivo locale, potrebbe ridisegnare la geografia industriale dell’area. Sul fronte dei ricavi, il 2024 ha mostrato dinamiche incoraggianti: vendite di servizi in crescita e un trend positivo per la cessione dei lotti industriali. D’altro canto, i costi dei servizi sono aumentati, in particolare per interventi straordinari presso il depuratore dopo l’incendio alla cabina elettrica. Il recupero crediti, invece, rappresenta un segnale forte di efficienza: la riduzione di 460.330 euro rispetto all’anno precedente testimonia un presidio costante della struttura sulla gestione finanziaria complessiva. Ma è sul piano politico che la seduta ha preso una direzione ancora più significativa. Il consigliere Pasquale Glave ha denunciato apertamente la scarsa condivisione delle scelte strategiche da parte del Comitato Direttivo, giudicando insufficiente il modello attuale basato su due sole riunioni annuali. Glave ha annunciato la propria astensione proprio per ribadire il principio che un ente come il Cosib non può essere governato “a distanza”, ma deve rispecchiare un processo decisionale partecipato. Sulla stessa linea, il consigliere Giovanni Di Matteo ha espresso un dissenso ancora più netto, culminato nel voto contrario: a suo avviso, l’assenza di confronto nel 2024 ha compromesso il ruolo del Consiglio Generale, e l’attuale governance non valorizza adeguatamente competenze e responsabilità dei sindaci. Di Matteo ha sollevato anche altri temi sensibili: il peso del costo del personale, la scelta del Direttore Generale, la struttura della partecipata Netenergy, che ritiene sovradimensionata rispetto alle esigenze. Il confronto si è trasformato in una richiesta precisa e condivisa da tutti i membri del Consiglio: istituzionalizzare incontri periodici, almeno uno al mese, a partire da gennaio 2026. Una proposta accolta dal Presidente, che ha riconosciuto l’esigenza di consolidare un rapporto più stabile tra Comitato Direttivo e sindaci, superando la logica emergenziale e costruendo un percorso di governance continua. Accanto alle critiche, numerosi consiglieri hanno manifestato un apprezzamento convinto per la gestione dell’ente. Antonio Di Pardo ha elogiato “le scelte coraggiose” del Direttivo e ha ribadito la fiducia nella capacità amministrativa del gruppo dirigente. Laura Greco ha sottolineato professionalità e determinazione del Presidente; Vincenzo Norante e Costanzo Della Porta hanno riconosciuto che le criticità pesano per lo più su gestioni precedenti e che il 2026 dovrà essere un anno di rilancio, con tagli alle spese inutili e piena attuazione delle alienazioni programmate. Anche Antonacci, pur astenendosi per ragioni di metodo, ha dichiarato piena disponibilità a collaborare, chiedendo però massima trasparenza sulle scelte future. Sul piano tecnico-contabile, il Collegio dei Revisori dei Conti – attraverso il presidente uscente Antonio Capasso – ha espresso parere favorevole al bilancio e ha ricordato che le modifiche apportate non richiedono interventi di ricostituzione del patrimonio netto della partecipata Netenergy tali da compromettere la continuità aziendale. Il Consiglio ha poi preso atto della nomina del nuovo Collegio dei Revisori, composto da Antonio Miccoli, Giuseppe De Lerma e Lorenza Brienza, fissando in 21.000 euro il compenso annuale per ciascun componente con maggiorazione del 25% per il presidente. Il quadro che emerge è quello di un Consorzio sotto pressione ma non in affanno, chiamato a un salto di qualità che riguarda non solo numeri e piani industriali, ma la natura stessa della sua governance. Il 2026 sarà l’anno del consolidamento: vendite di lotti, avvio dei progetti Bess, completamento della Zona Franca Doganale, variante al Prt, soluzioni strutturali per lo scarico a mare. Tutti dossier che richiederanno metodo, visione e soprattutto il coinvolgimento costante di tutti i sindaci. Il messaggio finale è chiaro: il Cosib non può più essere una somma di funzioni tecniche, ma un’infrastruttura politica del territorio. E il rilancio industriale del basso Molise passa da qui.


























