Nel caso di Andrea Costantini, il 38enne trovato morto nella cella frigorifera dell’Eurospin di via Corsica lo scorso 15 settembre, si apre un capitolo nuovo, delicato e decisivo. Una svolta che arriva dopo mesi di dubbi, di interrogativi sospesi e di una verità iniziale – quella del gesto volontario – che non ha mai convinto la famiglia. La Procura della Repubblica di Larino ha infatti depositato ieri mattina, alle 10.38, una richiesta formale di incidente probatorio, chiedendo al Gip l’autorizzazione a riesumare il corpo per procedere a una nuova autopsia. Una decisione che, di fatto, rimette in discussione la prima ricostruzione e riaccende la ricerca di risposte che, finora, non sono mai arrivate. Il documento, firmato dal sostituto procuratore Marianna Meo e depositato il 10 dicembre, non lascia margini interpretativi. Dopo aver esaminato la denuncia presentata dai genitori, Gennaro e Lidia Costantini, e valutato gli elementi tecnici prodotti dalla famiglia, la Procura ritiene necessario acquisire una prova irripetibile: il nuovo esame autoptico sul corpo del giovane, previo disseppellimento. La motivazione è chiara: lo stato del cadavere è soggetto a modificazioni non evitabili e occorre intervenire con urgenza. Non un atto formale, ma un’azione sostanziale, che riconosce la potenziale incompiutezza della prima indagine medico-legale. Il Pubblico Ministero richiama gli articoli 392 e seguenti del codice di procedura penale, specificando che la nuova perizia dovrà approfondire una serie di elementi ritenuti imprescindibili: i segni sul collo evidenziati nelle immagini fotografiche depositate dai familiari, la ricerca di eventuali lesioni da difesa, gli esami istologici e microscopici, oltre agli approfondimenti tossicologici. Si tratta dei punti esatti che i genitori avevano indicato nella loro querela dell’8 ottobre, denunciando la necessità di un accertamento completo e rigoroso per ricostruire la dinamica di quei minuti dentro la cella frigorifera. Il salto di qualità è evidente. Le ipotesi di reato per cui si procede – istigazione o aiuto al suicidio, omicidio volontario, omicidio colposo – sono aperte e riferite, allo stato, a ignoti. Un quadro ampio, che testimonia come il fascicolo non sia più incasellabile nella categoria del gesto estremo, ma necessiti di verifiche approfondite in ogni direzione possibile. In questo contesto, arriva anche la posizione ufficiale dell’avvocata Paola Cecchi, legale della convivente di Andrea Costantini e del figlio minore. La nota è netta: la donna non risulta iscritta nel registro degli indagati e qualsiasi ipotesi accusatoria che la riguardi è priva di fondamento. La difesa ricorda inoltre che la convivente ha collaborato fin dal primo momento, desiderosa di fare piena luce su quanto accaduto e profondamente scossa dal dolore personale e familiare provocato dalla tragedia. Un punto sottolineato con fermezza: il rispetto e la cautela sono necessari, soprattutto per la presenza di un minore direttamente coinvolto, che merita tutela in un momento già complesso e doloroso. Il quadro che emerge è quello di un’inchiesta che, dopo una fase iniziale considerata troppo rapida dai familiari, si riapre su basi tecniche solide e con l’obiettivo di arrivare a una verità che sia finalmente piena, documentata, incontrovertibile. La perizia del primario dell’Istituto di Medicina Legale di Foggia, Luigi Cipolloni, depositata il 4 dicembre, aveva già evidenziato la necessità di un nuovo esame autoptico. Ora quella valutazione trova una cornice giudiziaria precisa: l’incidente probatorio è la strada che consente di cristallizzare una prova fondamentale già in fase preliminare, prima dell’eventuale processo.
La richiesta della Procura, inoltre, specifica che tale prova – se svolta in dibattimento – potrebbe comportare una sospensione del processo superiore ai sessanta giorni. Un ulteriore segnale dell’urgenza e della rilevanza attribuite agli accertamenti. La vicenda, che nelle prime ore sembrava destinata a non lasciare ombre, si presenta oggi con molte più domande che risposte. Cosa è davvero accaduto a un uomo di 38 anni che aveva iniziato il suo turno di lavoro e che, pochi minuti dopo, è stato trovato privo di vita all’interno di una cella frigorifera? Ci sono elementi che non erano stati valutati? Ci sono dinamiche che meritano una ricostruzione diversa o più completa? Sono interrogativi che, comprensibilmente, tormentano i familiari, la compagna, gli amici, e che oggi tornano al centro del dibattito giudiziario. La riesumazione di un corpo è sempre un atto estremo, che pesa sul dolore dei congiunti ma rappresenta, al tempo stesso, la via necessaria per arrivare a una verità che il primo esame non è riuscito a certificare. È la misura con cui la giustizia dichiara che nessuna pista può essere esclusa e che ogni elemento deve essere verificato con metodo scientifico. La famiglia di Andrea Costantini attende, con dignità e determinazione, ciò che la nuova autopsia potrà rivelare. Attende risposte, non vendette. Attende chiarezza, non sospetti generici. Attende verità, perché solo da lì può cominciare davvero il percorso umano della comprensione e, forse, della pace. La comunità di Termoli, ancora segnata da quella tragedia inattesa, guarda ora con attenzione a questa nuova fase, consapevole che l’accertamento della verità – tutta la verità – non è un atto burocratico, ma un dovere di civiltà.

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