Non si placano le polemiche attorno alle recenti elezioni del Consorzio di bonifica di Venafro. Dopo la fase di scrutinio del voto del 26 ottobre e la successiva rigettazione in prima istanza dei ricorsi presentati su presunte irregolarità, la capogruppo del Partito democratico Micaela Fanelli ha depositato una nuova interrogazione in Consiglio regionale per chiedere chiarimenti e verifiche puntuali sulle procedure seguite.
Secondo la consigliera, la Regione Molise – soggetto deputato al controllo – non avrebbe finora esercitato pienamente il proprio ruolo di vigilanza sulle operazioni elettorali. «A noi della minoranza consiliare spetta l’onere di richiamare il presidente e la giunta alle loro responsabilità», afferma Fanelli, che ribadisce come molte contestazioni potrebbero approdare nelle sedi giudiziarie competenti.
Il primo nodo evidenziato riguarda la legittimità dell’elettorato attivo. Fanelli cita in particolare l’episodio che ha visto ammesso al voto un sindaco in rappresentanza della Direzione scolastica regionale, mentre al dirigente dell’istituto proprietario dei terreni consortili – presentatosi regolarmente al seggio – sarebbe stato impedito di esprimere la propria preferenza.
Una decisione ritenuta «incomprensibile e non conforme al principio dell’autonomia scolastica». La consigliera ricorda che cinque anni fa, in assenza di richiesta formale da parte della scuola, il voto era stato esercitato dalla Direzione scolastica. Questa volta però la situazione sarebbe stata diversa, con il dirigente scolastico che aveva chiesto esplicitamente di partecipare.
«È un voto molto probabilmente determinante per la vittoria nella seconda fascia – argomenta Fanelli – e il punto dovrà essere chiarito». La questione sarà oggetto anche di una nota formale al ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara.
La questione più rilevante riguarda però il sistema elettorale utilizzato. Secondo la Fanelli, l’attuale governance del Consorzio avrebbe applicato un criterio maggioritario “puro”, cancellando di fatto la rappresentanza delle minoranze.
La modifica dello Statuto, avvenuta nel 2021, avrebbe introdotto il criterio del “chi vince prende tutto”, in contrasto – afferma – con i principi sanciti dalla Corte costituzionale (sentenze 1/2014 e 35/2017), secondo cui eventuali sbarramenti devono essere ragionevoli e proporzionati.
Il problema, sottolinea la capogruppo dem, non sarebbe solo di merito ma anche di forma: la modifica statutaria non sarebbe stata adottata seguendo la procedura prescritta dalla legge regionale 42/2005, né sarebbe stata trasmessa alla giunta entro i dieci giorni computati dalla norma. In assenza di un’approvazione esplicita della giunta, lo Statuto modificato dovrebbe quindi ritenersi «nullo e decaduto».
«Il presidente Roberti – sostiene Fanelli – deve ristabilire la legalità applicando la regola prevista prima della modifica irregolare, e cioè il criterio proporzionale. Su questo chiedo chiarezza con un’interrogazione formale».
Sul piano politico, Fanelli parla di «un asse forte e trasversale» che si sarebbe contrapposto all’attuale governance del Consorzio. Una rete ampia e articolata che include amministratori, forze civiche, imprenditori e cittadini, uniti – sottolinea – dall’obiettivo di «porre fine a una gestione ritenuta accentratrice e opaca».
La consigliera individua anche responsabilità politiche dirette: «Alcuni rappresentanti hanno usato in modo irriguardoso, e forse anche illegittimo, la propria influenza nella gestione del Consorzio, sia negli anni passati sia nella campagna elettorale. Questo comportamento è stato un boomerang».
La conclusione è un avvertimento: «Siamo solo all’inizio». Fanelli conferma la volontà di proseguire la battaglia politica e istituzionale affinché – sostiene – «vengano ripristinate le regole, la trasparenza e la rappresentanza democratica all’interno del Consorzio di bonifica di Venafro». ppm
























