Una domenica sera gelida, quasi d’inverno pieno, con il termometro vicino allo zero e la città già svuotata. In un supermercato della zona industriale, pochi minuti prima dell’orario di chiusura, si è consumata una vicenda che ha scosso l’opinione pubblica e rimesso al centro un tema tanto delicato quanto complesso: la sicurezza degli utenti, la tutela delle vittime e il confine tra fragilità sociale e comportamenti molesti.
La protagonista è una giovane donna – una professionista poco più che trentenne, non originaria del Molise ma residente da qualche anno per ragioni di lavoro. Entra nel supermercato per qualche acquisto ordinario. All’uscita, nel parcheggio semideserto e avvolto dal freddo pungente, incontra un uomo di circa 40-45 anni, di probabile origine africana, che da tempo staziona nei pressi dell’esercizio chiedendo l’elemosina ai clienti.
Quando lui si offre di aiutarla a portare le borse in auto, in particolare una cassa d’acqua particolarmente pesante, la donna accetta. Un gesto di fiducia reciproca, come accade spesso, e la volontà di ringraziarlo con qualche euro. Ma una volta raggiunta l’auto, tutto cambia improvvisamente.
Mentre la giovane apre il bagagliaio, l’uomo la colpisce alla testa, la afferra da dietro, la palpeggia e tenta – secondo quanto riferito, riuscendoci almeno in parte – di baciarla con la forza. La vittima, seppure stordita dal colpo, reagisce con determinazione: si divincola, urla, e l’aggressore fugge nella notte gelida.
La donna viene soccorsa sul posto e immediatamente accompagnata in ospedale. Qui riceve le cure necessarie e il personale sanitario attiva il Codice Rosa, il percorso riservato alle vittime di violenza, che garantisce tempi rapidi, protezione e supporto psicologico.
Sulla vicenda vige il massimo riserbo investigativo. Le forze dell’ordine stanno lavorando per identificare con certezza l’autore dell’aggressione. L’individuazione – secondo quanto trapela – è questione di ore: tra testimonianze raccolte, riconoscimenti e immagini degli impianti di videosorveglianza, il quadro si sta rapidamente definendo.
Alcuni elementi aggravano il contesto. Pare infatti che lo stesso uomo, nei giorni precedenti, fosse stato notato più volte dalle cassiere e da altri dipendenti del supermercato come talvolta molesto. Una segnalazione informale, ma che oggi pesa come un’ombra su quanto accaduto. Resta da chiarire a chi, e in quale forma, fosse stata riferita la condotta.
La vicenda, per quanto drammatica, impone prudenza. Si tratta di materia delicatissima, che coinvolge vulnerabilità sociali, sicurezza pubblica e tutela delle persone. Ma la prudenza non può diventare alibi per tacere ciò che è sotto gli occhi di tutti.
Accade infatti molto spesso, in diversi supermercati della città, di trovare persone – quasi sempre di colore – che chiedono l’elemosina ai clienti in ingresso e in uscita. Nella maggior parte dei casi si tratta di una presenza pacifica, seppur insistente. In altri casi, invece, l’insistenza può trasformarsi in fastidio, in disagio, talvolta in reale preoccupazione. È una pratica oggi tollerata, ma che tecnicamente rientra fra i comportamenti vietati, soprattutto nei pressi degli accessi agli esercizi commerciali.
Offrire qualche moneta a chi è in difficoltà è un gesto di umanità. Ma ciò che è accaduto domenica sera va oltre ogni misura e non può, in nessun modo, essere normalizzato o sottovalutato. Va denunciato, condannato e affrontato con serietà.
La città attende ora che venga fatta piena luce sull’episodio e che l’autore dell’aggressione venga identificato. Nel frattempo, resta una lezione amara: la sicurezza non è mai un tema marginale. E non riguarda solo la repressione dei reati, ma anche la capacità delle comunità e delle istituzioni di prevenire, monitorare, intervenire prima che un episodio – come questo – lasci ferite che nessuna medicazione potrà cancellare del tutto.
ppm

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