Il proprietario di Villa Flora, Franco Rossi, ieri è stato dimesso (su sua richiesta) dall’ospedale di Napoli dove era ricoverato dalla scorsa settimana per far ritorno nella sua abitazione di Montaquila dove rimarrà almeno sino a mercoledì mattina, quando sono in programma per lui ed altri tre indagati gli interrogatori di garanzia. Il neurologo, assistito dall’avvocato Franco Mastronardi, dovrà spiegare la propria posizione in merito a ciò che accadeva all’interno della clinica. Ha già annunciato che non si avvarrà della facoltà di non rispondere. Al termine dell’interrogatorio di garanzia il legale chiederà per il proprio assistito l’obbligo di firma, misura cautelare meno afflittiva rispetto ai domiciliari. “L’arresto è stato legittimato dal rischio di reiterazione del reato – ha spiegato Mastronardi -. Non recandosi più in clinica il dottor Rossi, viene a cadere questo pericolo”. Maltrattamenti, sequestro di persona, lesioni, percosse ed abbandono di persone incapaci le accuse cui a vario titolo dovranno rispondere i tredici indagati cui sono state notificate le ordinanze di custodia cautelare. Per i carabinieri del Nas, la procura e il gip del tribunale di Isernia le condizioni di degenza dei pazienti scaturivano dalla volontà di contenere i costi di gestione della struttura trascurando e mortificando i bisogni reali e la dignità degli assisiti. Invece, per la morte di Rocco Di Santo, un uomo di Sesto Campano deceduto due anni fa dopo un ricovero a Villa Flora, ha spiegato l’avvocato Mastronardi nel corso della puntata di ieri di Pomeriggio 5 che il dottor Rossi sarebbe già stato prosciolto in fase istruttoria dall’accusa di omicidio colposo. A scagionare il sindaco di Montaquila, la perizia del tribunale in base alla quale Di Santo sarebbe morto per cause non riconducibili alla sua permanenza nella struttura sanitaria. Non è da escludere, tuttavia, che, alla luce dei nuovi elementi acquisiti, la Procura possa decidere di far piena luce anche su questa vicenda. Intanto le difese delle persone finite nell’inchiesta hanno richiesto in Procura la copia di tutti i documenti prodotti in fase di indagine: 2mila cd rom, due dvd e quasi 2mila pagine di atti. Un mare magnum all’interno del quale i legali dovranno navigare per tentare di alleggerire la posizione dei propri assistiti.

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