Nella caserma dei Carabinieri al centro di Campobasso continua l’interrogatorio dell’uomo sospettato di aver dato fuoco al portone del convitto Mario Pagano nella notte fra sabato e domenica.
Pochi i particolari trapelati: si tratterebbe di 35enne, campobassano che lavora in Emilia Romagna come portalettere. Potrebbe essere stato incastrato dai filmati delle telecamere di sicurezza; è stato prelevato nella zona di Vazzieri.
Davanti alla caserma dei carabinieri intanto si è scatenata la rabbia dei familiari del custode Domenico Di Maria, 57 anni, morto di infarto mentre accorreva per spegnere le fiamme. La sorella in lacrime ha urlato: “Fatemelo vedere in faccia, ha ucciso mio fratello”. Con lei ci sono altri parenti oltre a moltissimi giornalisti e cameraman.


























Campobasso è irriconoscibile da una decina d’anni a questa parte, e tutto questo perché? Perché si è lasciato fare, si sono sottovalutate le prime avvisaglie, che poi si sono moltiplicate in un perverso spirito di emulazione che ha portato i nostri giovani a fare gli sfaccendati nei parchetti del centro piuttosto che sulla scalinata del Tribunale piuttosto che in via Ferrari. E’ una vergogna, e ognuno di noi si metta la mano sulla coscienza per aver voluto tanto male alla propria città con il suo pressappochismo ed individualismo!
Il fatto è inaccettabile, inverosimile, e il tempo non cancellerà proprio nulla, così come non si cancellerà la responsabilità di tutti coloro, in qualità di privati cittadini e di membri delle istituzioni, che hanno fortemente sottovalutato la piaga del vandalismo urbano, facendo spallucce di fronte a quelle sporadiche iniziative di qualche volenteroso che tentava di cambiare culturalmente la città. Di cambiamento culturale si tratta, ed è questo che va invocato, rimboccandosi le maniche in qualità di genitori (in primis), di scuole, di associazioni laiche e religiose, di istituzioni. Le telecamere vengono dopo. Se scoppia un incendio doloso, la colpa è del piromane o dell’accendino con cui è stato appiccato?
Mi auguro vivamente che non ci sia la solita magistratura dei miei stivali che se la cava con sentenze del piffero, e che venga accertato il nesso tra il decesso del povero Domenico e l’atto delinquenziale di quel mentecatto, in modo tale che la posizione di quest’ultimo possa aggravarsi e che egli veda per molti anni il mondo a quadretti. La famiglia di Domenico non molli e si faccia assistere da legali competenti e combattivi!!