Garantisti, rispettosi della presunzione d’innocenza. Ma il fatto che il governatore sia coinvolto nell’inchiesta della Dda di Campobasso e la gestione mediatica della vicenda rappresentano per i consiglieri di minoranza di Palazzo D’Aimmo «il funerale della reputazione della Regione Molise».
La definizione è del capogruppo 5s Andrea Greco. Insieme ai colleghi pentastellati Roberto Gravina e Angelo Primiani, agli esponenti del Pd Micaela Fanelli, Alessandra Salvatore e Vittorino Facciolla, al leader di Costruire democrazia Massimo Romano, ha incontrato la stampa nel primo pomeriggio di ieri. Tutti insieme, solo le sfumature nel lessico sono differenti, attaccano il presidente perché «ha ritenuto di comunicare di essere indagato alla maggioranza, mentre il luogo del dibattito è l’intero Consiglio, non una parte, e comunque non ne ha informato i molisani».
La trasparenza «che nella sua nota rivendica è presunta e quanto meno tardiva», così Gravina, diretto competitor di Roberti alle elezioni del 2023. La capogruppo dem Fanelli ha evidenziato il rischio paralisi. «Un presidente distratto, concentrato su altri problemi, fa male al Molise. La vicenda vasta e capillare che emerge dall’inchiesta ci preoccupa, esprimiamo il totale supporto agli inquirenti e alla magistratura, fiduciosi che fatti così radicati, come quelli complessivamente ipotizzati, non sussistano. Ma il dibattito va portato in Aula». La seduta del 4 marzo, siè intanto appreso, è stata sconvocata.
Da Romano la «ferma condanna per la modalità con cui abbiamo appreso la notizia. Roberti ha ritenuto di informare la maggioranza e non i molisani. Naturalmente noi auspichiamo che questa vicenda venga chiarita al meglio possibile e al più presto possibile, siamo molto preoccupati per l’immagine e l’interesse pubblico della Regione Molise».
I fatti degli ultimi giorni, ha concluso Greco, sono «politicamente di una gravità inaudita». E ha ribadito la richiesta di istituire subito una Commissione antimafia.
Dai 5s è intervenuta anche la deputata Carla Giuliano, componente della Commissione Giustizia della Camera. Le accuse mosse a Roberti, ha dichiarato, «se confermate, sono gravi e inaccettabili per chi oggi guida una regione le condotte contestate a Roberti: denaro e altre utilità, assunzioni fittizie e incarichi professionali per sé e per sua moglie in cambio di favori concessi a alcune aziende dalle posizioni di potere ricoperte prima dell’elezione al vertice del Molise. Più in generale, è ora che tutta l’Italia e la politica nazionale prendano coscienza del fatto che, come dimostra il lavoro della Dda di Campobasso, la potente mafia foggiana stia da tempo allungando i suoi tentacoli in Molise e anche in Abruzzo e che pertanto deve essere contrastata con strumenti sempre più efficaci sia in termini di incremento dei presidi di legalità sia in termini di aumento delle forze dell’ordine da garantire sul territorio».
Infine, il commento del segretario regionale di Sinistra Italiana Vincenzo Notarangelo: «Il garantismo è un principio sancito dalla Costituzione italiana e il governatore del Molise Francesco Roberti è ovviamente innocente fino a prova contraria. Su questo c’è ben poco da discutere, ma credo che lo stesso adesso debba spiegare pubblicamente i fatti, perché ricopre attualmente un importante ruolo istituzionale e le istituzioni non possono non essere trasparenti. La giustizia farà come sempre il suo corso, ma la vicenda ha una connotazione politica che richiede degli obblighi chiari da parte del governatore».
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