La camera di consiglio è in programma stamattina. Discussione a porte chiuse, come è di prassi per le richieste di sospensiva. Di lì a qualche ora si conoscerà il primo orientamento del Tar Molise sul ricorso presentato dal cittadino contribuente Andrea Montesanto – patrocinato dagli avvocati Margherita Zezza, Pino Ruta e Antonio Di Pietro – per l’annullamento della delibera del Consiglio regionale che ricomprende nel deficit di Palazzo Vitale anche la quota di disavanzo sanitario. Per il ricorrente, e non solo per lui, quella quota va accollata allo Stato centrale che ha commissariato la sanità molisana ormai 16 anni fa e, attraverso i commissari e sub nominati, non è riuscito a risolvere il problema finanziario (il debito è anche a tratti aumentato e comunque la tassazione resta la più alta d’Italia a causa dell’extra deficit) né a preservare i servizi (che sono stati anzi tagliati e depauperati in nome di un equilibrio di bilancio mai raggiunto).
Non solo Montesanto perché, intanto, con interventi ad adiuvandum e condividendo la richiesta di annullamento, partecipano alla causa anche la Legacoop, la Cna, la Cgil e Cittadinanzattiva.
La Regione Molise, invece, non si è costituita. Anche questo un elemento rilevante visto che l’atto che si chiede di annullare è una delibera dell’Assemblea legislativa.
La battaglia giudiziaria è stata preceduta da quella politica di Costruire democrazia. Il consigliere Massimo Romano ha cercato con numerose iniziative di arrivare allo stesso risultato: annullare in autotutela la quantificazione del debito della Regione, stralciare la quota sanitaria e addebitarla allo Stato, modificare di conseguenza anche le misure per coprire il deficit e la programmazione dei tempi per azzerarlo. Ma le sue proposte sono state respinte dal centrodestra.
Una parola decisiva arriverà, dunque, dal Tar. Il 21 marzo scorso, il ricorso è stato presentato alla stampa. «Il deficit della sanità molisana lo ha causato lo Stato e ora deve essere lo Stato a ripianare i debiti – le dichiarazioni in quella occasione dell’ex pm di Mani Pulite, Di Pietro – Sono tornato nel mio paese, da cittadino in pensione, e ho potuto constatare che nulla è cambiato da quando ero ministro e già mi ero occupato di questa vicenda contribuendo a un piano di rientro e cercando di impedire che chi governava la Regione potesse fare anche il commissario ad acta per la sanità. Conoscono il dramma sanitario in cui vive il Molise e quello dell’enorme debito pubblico. Con la nostra proposta invitiamo e allo stesso tempo diffidiamo il governo nazionale ad assumersi le proprie responsabilità: i commissari ad acta in 18 anni, invece di ridurre il debito sanitario, lo hanno aumentato. La responsabilità è dei commissari e di chi li ha nominati e dunque il debito pubblico creato sul piano sanitario non lo devono pagare i cittadini, ma lo deve pagare lo Stato».

























