Una richiesta di incontro al ministro Salvini per mettere mano, concretamente, alla messa in sicurezza e all’ammodernamento della Trignina. «Solo stando a questo mese di agosto, un’altra inaccettabile strage», le parole dell’assessore molisano Andrea Di Lucente. E un lavoro comune, con la collega abruzzese titolare della delega alle Attività produttive, Tiziana Magnacca, su più fronti concordato con i presidenti Roberti e Marsilio. A partire dall’area di crisi complessa del basso Molise della Val di Sangro, obiettivo che i due esponenti regionali di centrodestra puntano a raggiungere entro dicembre.
La crisi dell’automotive è ormai conclamata e non bisogna farsi trovare impreparati.
Due dossier, dunque, scottanti messi sul tavolo della politica ferragostana da Di Lucente e Magnacca.
Con una nota congiunta hanno, innanzitutto, chiesto al ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini un incontro urgente sulla strada statale 650 “Fondovalle Trignina”, asse viario di collegamento interregionale strategico, che rappresenta una delle principali direttrici di mobilità tra il Tirreno e l’Adriatico, oltre che il tragitto più breve.
Purtroppo, anche una “strada killer”. L’ultimo incidente mortale, il 12 agosto. A perdere la vita, in territorio di San Salvo nel frontale fra la sua Golf e una Mercedes, Valentino Canzona, apicoltore 31enne di San Polo che viveva a Bojano. Altri due i feriti, anche loro di Bojano.
«L’attuale configurazione della strada, a corsia unica per senso di marcia, risulta ormai del tutto inadeguata a sostenere l’intenso traffico veicolare, in particolare quello pesante legato al trasporto merci», evidenziano gli assessori regionali d’Abruzzo e Molise nella lettera inviata al ministro Salvini.
«Tale situazione – aggiungono – penalizza non solo le attività produttive dei nostri territori, ma costituisce purtroppo anche una fonte di elevato rischio per la sicurezza stradale, come dimostrato dal crescente numero di incidenti mortali, pregiudicando anche la vita dei tanti cittadini residenti nelle aree interne e che utilizzano i servizi (lavoro, scuola, sanità, eccetera) dell’area costiera d’Abruzzo e Molise».
Magnacca e Di Lucente, nel ribadire le criticità dell’importante asse viario percorso ogni giorno da migliaia di veicoli ribadiscono che le istituzioni locali, evidenziano come le istituzioni locali e la cittadinanza abbia più volte sollecitato la necessità di intervenire a livello governativo per procedere all’ammodernamento e alla messa in sicurezza della Trignina.
«Sullo stesso tema – ricordano – le Camere di Commercio d’Abruzzo e del Molise, e delle province di Frosinone-Latina e Caserta hanno promosso uno studio tecnico-scientifico, oltre che statistico, per Uniontrasporti da inserire nel libro bianco dedicato alla Strada Statale 650».
Quindi concludono: «Siamo certi che la sua sensibilità istituzionale e il suo impegno per lo sviluppo delle infrastrutture sapranno accogliere positivamente questa nostra richiesta, che rappresenta la voce di due territori uniti dalla volontà di garantire maggiore sicurezza, efficienza e competitività al nostro sistema economico-produttivo».
Altro fronte caldo, la crisi dell’automotive dopo il tramonto della Gigafactory che Acc avrebbe dovuto realizzare a Termoli e le ripercussioni delle scelte di Stellantis. Ieri, lo stabilimento di Atessa ha riavviato la produzione dopo le ferie con 400 addetti in meno. Conseguenza della cosiddetta “separation”, la fuoriuscita incentivata; lo stabilimento ha una capacità produttiva di 970 veicoli al giorno su tre turni. Oggi si lavora su due turni, la produzione è di 650 veicoli al giorno, il terzo turno (notturno) è stato sospeso da qualche mese.
Le strutture tecniche degli assessorati regionali allo Sviluppo di Abruzzo e Molise stanno lavorando per reperire i dati necessari, intanto le interlocuzioni con il Mimit sono state già avviate per arrivare alla dichiarazione di area di crisi in quasi tutto il basso Molise e l’area abruzzese a confine col Molise, sostanzialmente la Val di Sangro, imperniata proprio sull’automotive. Le agevolazioni e le misure – da quelle per la riqualificazione delle imprese a quelle per la ricollocazione dei lavoratori – rappresentano un paracadute per eventuali più copiose fuoriuscite da Stellantis e dalle aziende dell’indotto. «Non vogliamo farci trovare impreparati», la chiosa di Di Lucente.
Nessuno se lo augura ma tutti di fatto lo temono: Stellantis potrebbe presto lasciare scoperti territori in cui ha rappresentato finora quote significative di Pil e occupazione. Con l’area di crisi complessa si cercherà di evitare il “bagno di Sangue”.
ritai

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*