Secondo quanto emerge dalla più recente elaborazione della Cgia di Mestre su dati del Sistema informativo Excelsior realizzato da Unioncamere in collaborazione con il ministero del Lavoro, entro il 2029 saranno 13.800 i lavoratori molisani che andranno in pensione di cui 5.300, il 38,4% del totale, appartenenti al settore privato.
Dalla Uil Molise arriva una dichiarazione di grande preoccupazione anche perché in base a uno studio di dettaglio del sindacato, soprattutto in sanità si assisterà a una “grande fuga” dal 2026 al 2030.
In Molise si sono registrati negli ultimi anni pensionamenti di personale superiore al 30% in particolare in sanità dove, sempre secondo lo studio della Uil, si stima una riduzione di 148 medici e 385 infermieri a seguito dei futuri pensionamenti, ovviamente «a danno del diritto alla salute e quindi della tenuta del sistema sanitario già sofferente e in piano di rientro per l’assenza di misure strutturali e di opportuni finanziamenti», sottolinea la segretaria generale Tecla Boccardo. «Purtroppo non saranno sufficienti le soluzioni tampone cubane per salvare il futuro della sanità molisana se prima non si esce dal piano di rientro con una seria ristrutturazione».
Inoltre il Molise, con l’81,2%, è tra le regioni che ad oggi presenta l’indice di anzianità dei dipendenti privati più alto d’Italia, preceduto solo dalla Basilicata.
«La quasi totalità della perdita di forza lavoro è legata ai prossimi pensionamenti pubblici e privati, tuttavia un’altra fetta, seppur residuale, abbandonerà il mondo del lavoro per altre ragioni quali il ritiro volontario, come accade da tempo alla ex Fca prima e in Stellantis ora, con centinaia di posti di lavoro ormai azzerati nel settore metalmeccanico. A questo – prosegue la leader della Uil – si aggiunge anche la perdita del posto di lavoro a causa delle continue crisi aziendali con tagli nei servizi e nell’indotto, oltre all’emigrazione all’estero per migliori opportunità di guadagno, o il passaggio dal lavoro dipendente a quello autonomo e viceversa. Questa grave fuga di lavoratori in Molise genera gravi conseguenze economiche, tra cui la contrazione della forza lavoro, la carenza di manodopera in settori cruciali, la riduzione della produttività e della competitività delle imprese locali, una diminuzione del gettito fiscale e contributivo e, in generale, un rallentamento dello sviluppo economico regionale. Servono assunzioni stabili, riforme strutturali, il potenziamento delle politiche attive del lavoro e delle politiche industriali, finanziamenti per la formazione e il rinnovo dei contratti nazionali per riallineare gli stipendi dei lavoratori italiani alla media europea», conclude Boccardo.

























