Vicinissimo al giro di boa, l’appuntamento di metà legislatura che in Molise vuol dire rielezione dell’ufficio di vertice del Consiglio regionale, il presidente Quintino Pallante di questa vicenda non parla. È il patto di inizio intervista, per rispetto di un dibattito che appartiene alla maggioranza e alla politica – dice – e non ancora ai media in questa fase.
Si dice però orgoglioso di aver ridato all’Assemblea legislativa un ruolo più centrale e di averla riconnessa con il tessuto economico e sociale (con gli incontri del lunedì). Dice la sua sulla sanità, tenere dentro il sistema pubblico in una partnership chiara ma efficace le eccellenze private e accademiche, e punta a portare la discussione sull’acqua alla Puglia all’interno di Palazzo D’Aimmo, la sede naturale. «La seconda parte del mandato – Pallante ne è convinto – deve e può assolutamente servire a risolvere problemi atavici di questa regione, quello del debito sanitario in primis, per conseguire il necessario sviluppo e rilancio».
Presidente, l’8 settembre si riparte con le attività d’Aula. È anche il tempo giusto, però, per tracciare un bilancio.
«Certo, sono passati due anni e mezzo… Sono molto soddisfatto del riavvicinamento che c’è stato tra le istituzioni e la nostra comunità, iniziato con gli appuntamenti del lunedì che sono stati ben apprezzati tanto da chi ne è stato fruitore tanto dall’opinione pubblica. Il ruolo dei Consigli regionali, poi, è stato un po’ marginalizzato ma è una conseguenza diretta del fatto che i governatori hanno il mandato diretto da parte dei cittadini. Ora c’è una fase di riallineamento tra le competenze presidente della giunta – che sono enormi, perché è il responsabile della gestione, sul quale ricadono nel bene e nel male tutte le scelte – e quelle del Consiglio, che riprende a esercitare un ruolo di indirizzo e interlocuzione politica. Mi fa piacere aver rimesso, insieme ai colleghi, l’Assise nell’agenda politica. Ma non solo. Il presidente e la maggioranza hanno trovato nel governo di Giorgia Meloni un interlocutore importante, pensiamo solo ai trasferimenti stanziati per la sanità. Per quanto riguarda, poi, il bilancio sono stati compiuti passi avanti e abbiamo ripreso un confronto con la Corte dei conti, salvo dover impugnare provvedimenti che abbiamo ritenuto eccessivamente formalistici. Un confronto proficuo di cui va dato atto all’assessore Cefaratti. Aver risolto alcuni problemi sostanziali ci metterà, nella seconda parte della legislatura, nelle condizioni di affrontare efficacemente e archiviare criticità che si sono stratificate negli anni».
A cominciare dalla sanità.
«Parto da un dato spesso trascurato. La poca attrattività dei concorsi dell’Asrem è anche frutto del racconto che si fa della nostra sanità: non funziona nulla, c’è confusione, non c’è spazio per i professionisti. I problemi non dobbiamo nasconderli ma neanche si può sottacere invece quello che funziona bene. Da un po’ di tempo questa bolla si sta sgonfiando e infatti le selezioni sono andate bene, sono stati inseriti innesti di qualità, penso all’Ortopedia del Cardarelli, ai reparti potenziati a Termoli. Smettiamola quindi di descrivere il Molise solo in chiave negativa perché questo condiziona il personale e i pazienti. È proprio dal punto di vista del paziente che dobbiamo guardare al servizio sanitario invece. Per questo non posso che valutare positivamente il decreto dei commissari che riorganizza la rete ictus. Finora, non riuscivamo a garantire il servizio, nei casi che oggi sono assegnati direttamente al Neuromed, se non chiamando gli ospedali limitrofi per trovare posto. Ora c’è una certezza di rispetto dei tempi e anche organizzativa. A chi è colpito da ictus, lo voglio sottolineare, non interessa che ad assisterlo sia un medico dell’ospedale pubblico o di un centro privato convenzionato. Gli interessa ricevere la migliore prestazione possibile nel più breve tempo possibile. E poi come si fa a non utilizzare una risorsa così riconosciuta (il Neuromed, ndr) a livello nazionale? Al contrario, lo stesso modello va utilizzato per l’approvazione delle altre reti e per sbloccare i 90 milioni stanziati dal governo nazionale per ridurre il deficit e avvicinarci al pareggio di bilancio che ci libererà dal commissariamento».
È anche evidente l’intenzione, da più parti sostenuta e da tempo dal governatore Roberti, di strutturare un rapporto più organico con la facoltà di Medicina di Unimol per un soccorso alla sanità pubblica che sia al contempo un rilancio, uno scatto di reni. Lei che ne pensa?
«Io ritengo che dobbiamo utilizzare tutte le nostre risorse al meglio, senza chiuderci in nessun perimetro né ideologico né programmatico. L’università è certamente una risorsa, ha nei suoi ranghi persone che rappresentano l’eccellenza. L’ateneo deve metterci a disposizione i suoi uomini migliori per guidare i reparti “clinicizzati”, il servizio sanitario deve essere in grado di valorizzarli e farli lavorare in chiave di futuro. Questo credo sia un percorso virtuoso, che vale – attenzione – non solo per i professori universitari e i medici, ma anche per i politici, i giornalisti. I ruoli chiave vanno affidati ai migliori. È un criterio spesso sottovalutato ma questo rischia di compromettere le possibilità di miglioramento e lo stesso futuro della nostra regione. Se partiamo da questo criterio, per me si può costruire un impianto più strutturato e migliore. Come anche, mi viene in mente, in Molise si registra un numero medio di infermieri più elevato che in altre regioni. ma non sono nei reparti, non tutti. Dove, invece, devono tornare a fare servizio. Mi auguro che il management dell’Asl e i commissari si muovano in questa direzione perché ci sono unità che possono essere recuperate».
Altra controversia di questa estate è quella relativa al “tubone” per portare l’acqua del Liscione direttamente in Puglia.
«Altro tema che siamo stati capaci di trasformare in terreno di scontro politico. Anche perché non ci sono comunicazioni ufficiali da parte di chi ne ha la responsabilità. Abbiamo avuto dichiarazioni frammentarie sul fronte pugliese, ma non è possibile che il Consiglio regionale del Molise non abbia il quadro chiaro delle proposte. L’acqua è un bene che non può essere negato a nessuno, è evidente. È un bene pubblico e per tale deve essere trattato. Ma il governo regionale deve mettere al corrente l’Assise legislativa delle proposte che sono sul tavolo nazionale. il percorso deve essere trasparente, come l’acqua appunto. Il Molise ha acqua in abbondanza ma comunque il dibattito non può risolversi in: ci sono i soldi per il “tubone”, non è vero non ci sono. Bene il lavoro del delegato Sabusco, ma questo argomento va discusso in Consiglio e analizzando dati importanti, a partire dal fabbisogno irriguo del basso Molise e dalle aspettative di sviluppo, oltre che dal cambiamento climatico. Un quadro, come dicevo, trasparente e completo che ci consentirà di decidere quanta acqua riservare alle fondamentali attività umane e quanta convogliare per le necessità dell’agricoltura e dell’industria. E poi muoverci nel quadro di solidarietà imposto dal fatto che, ribadisco, l’acqua è un bene pubblico».
rita iacobucci

























