Il “tubone” è vivo e lotta insieme a noi. Forse non insieme ai molisani. Di sicuro non insieme ai consiglieri regionali di Palazzo D’Aimmo, esautorati secondo quanto riferiscono gli eletti dei 5 stelle nell’Assemblea legislativa da ogni informazione e decisione in merito al progetto di trasferimento diretto di acqua del Liscione alla Puglia.
Roberto Gravina e Angelo Primiani hanno incontrato nei giorni scorsi nella sede dell’Assise molisana la senatrice pugliese del Movimento 5 Stelle Gisella Naturale e la consigliera regionale 5s Rosa Barone per approfondire il tema del collegamento idrico tra gli invasi di Liscione e Occhito. Dal confronto sono emersi dati molto significativi che confermano la gravità della situazione, sintetizzano Gravina e Primiani: il progetto esiste e va avanti, ma il Consiglio regionale del Molise ne è completamente escluso.
Secondo quanto ricostruito, l’ipotesi iniziale elaborata dal commissario nazionale per l’emergenza idrica Nicola Dell’Acqua prevedeva un costo di circa 90 milioni di euro, destinati alla sola condotta. Successivamente, il Molise ha aggiunto circa 58 milioni di euro per infrastrutturare 6.000 ettari a servizio del sistema irriguo, portando il quadro complessivo a circa 150 milioni. Da quel momento, però, la cifra ha continuato a lievitare: agli importi sono stati aggiunti costi ulteriori per un presunto sfangamento del Liscione e per la realizzazione di un impianto fotovoltaico funzionale al sollevamento dell’acqua fino a 170 metri.
«Il risultato è che oggi si parla di un progetto da quasi 190 milioni di euro, senza che vi sia stato un passaggio chiaro in Consiglio regionale e – fatto ancor più grave – senza che ne siano informati neppure i tecnici progettisti originari. Quello che chiediamo – sottolineano i due consiglieri pentastellati molisani – non è uno scontro ideologico, ma un atto di responsabilità e trasparenza: l’apertura immediata di un tavolo tecnico che consenta di acquisire informazioni ufficiali, verificabili e aggiornate su ogni aspetto del progetto. È inaccettabile che il governo regionale proceda per proprio conto, gonfiando i costi e tenendo all’oscuro sia i cittadini sia il Consiglio regionale».
Nel corso dell’incontro, alle colleghe di partito Gravina r Primiani hanno ribadito la loro posizione: nessun accordo per il rilascio di acqua può prevedere un quantitativo minimo garantito senza un sistema che certifichi in tempo reale la reale disponibilità di surplus idrico, ossia di quella parte che altrimenti defluirebbe verso il mare.

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*