La conferma formale di quanto già si sapeva, condizione che in Molise si ripropone di anno in anno, è da poche ore sul sito del ministero delle Finanze: le aliquote regionali Irpef restano al massimo.
«Era previsto, perché ogni anno rimandiamo a un fantomatico tavolo tecnico della sanità la verifica dei conti che dovrebbero dare la speranza del mancato aumento e ogni anno puntualmente veniamo bocciati e le aliquote si applicano al massimo – il commento della capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Micaela Fanelli – La differenza sta solo nel fatto che quest’anno si sta provando a far passare la notizia ancora più sottotraccia del solito. Eppure lo avevo anticipato nella discussione in Consiglio sul Def, il 29 aprile scorso, l’aumento era scritto a pagina 201 del documento, che avevo ‘bollato’ come unica informazione importante per i molisani dell’intero documento di programmazione economico/finanziaria. Evidentemente però c’è qualcosa che si vocifera, ma non è stato ancora reso noto: c’è una bocciatura già certificata dei conti sanitari dell’ex tavolo Massicci nel verbale sempre di aprile. Provare a sottacere la notizia è il tratto distintivo anche della sconcertante notizia della presentazione al Ministero, il prossimo 12 settembre, della nuova proposta di riorganizzazione della rete ospedaliera, la cui notizia compare su un giornale locale, ma che clamorosamente e gravemente non ha visto alcun confronto sul punto».
Dunque, per le tasse nessuna buona nuova, ancora una volta arriva «la mannaia romana in merito alla pessima gestione della sanità, il cui unico indicatore finanziario oggettivo è questo parametro: gli aumenti delle aliquote regionali! Come una lancetta sul display della macchina, quando non c’è benzina, se scatta l’aliquota vuol dire che siamo in rosso, bocciati, ancora una volta. Tuttavia, non abbandono, ma anzi mi convinco ancora di più, e ho mosso i relativi passi: va fatto ricorso contro questo aumento dell’Irpef – rilancia Fanelli – Che colpa abbiamo noi molisani di questo ‘rosso continuo’ della macchina della sanità, guidata dai commissari governativi? Con buona pace di Roberti che va di porta in porta a Roma nel tentativo di farsi nominare commissario, ad oggi i commissari ci sono e sono loro che stanno organizzando e riorganizzando la sanità regionale. Oggi con lo stesso esito del passato. Cioè male, se le tasse ancora una volta vanno al massimo».
Sullo stesso argomento, le aliquote Irpef ufficializzate dal Mef (da 2,03 a 3,63), anche l’affondo del consigliere di Costruire democrazia Massimo Romano: «Paghiamo le tasse più alte d’Italia perché – accusa – per il sedicesimo anno consecutivo la struttura commissariale sanitaria nominata dal governo non rispetta il piano di rientro e anziché garantire l’equilibrio economico finanziario del sistema sanitario, produce ulteriore disavanzo (il caso del dca 100 sulla rete ictus è emblematico), perpetuando il regime di commissariamento. È il ‘delitto perfetto’: la sopravvivenza dei commissari, con annessa indennità di 20mila euro al mese, dipende non dal raggiungimento dei risultati ma dal loro fallimento. Restano in sella solo se continuano ad essere inadempienti e più fanno cilecca più si garantiscono la poltrona. Una vergogna senza precedenti, nel silenzio di tutti i partiti nazionali che in questo cortocircuito istituzionale ci sguazzano da tre lustri, tanto si ricordano del Molise solo quando gli servono i seggi parlamentari blindati per piazzarci i Cesa e Lotito di turno. Chiamali fessi: tanto pagano i molisani, e li rivotano pure».

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