È inaccettabile che i consiglieri regionali siano costretti ad apprendere dalla stampa i contenuti della bozza del Piano sanitario che i commissari hanno trasmesso a Roma.
Una denuncia politica, innanzitutto, da parte dei due eletti 5s a Palazzo D’Aimmo Andrea Greco e Angelo Primiani: il Consiglio regionale ancora una volta calpestato, ridotto a un ruolo marginale e tenuto all’oscuro di decisioni che incidono sulla vita di tutti i cittadini molisani.
Nel merito, per i pentastellati, «ciò che sta accadendo rappresenta il colpo finale a un processo di demolizione della sanità pubblica iniziato con il commissariamento del 2014 e mai interrotto. Un disegno che ha privato progressivamente i cittadini di servizi, che ha aumentato le tasse e che ha favorito il trasferimento delle cure verso strutture private o fuori regione. I commissari non sono figure neutrali: sono espressione diretta del centrodestra. La logica politica è sempre la stessa: ridimensionare definitivamente la rete ospedaliera pubblica del Molise».
Emblematica, ha sottolineato in particolare il capogruppo Greco, la vicenda del Caracciolo di Agnone che viene declassato a ospedale di comunità (da presidio di zona disagiata), adducendo come motivazione la mancanza di personale, frutto del blocco del turnover imposto da Roma. «In realtà si è voluto scientemente svuotare il presidio, privarlo di reparti e servizi, fino a trasformarlo in una scatola vuota, improduttiva, per esibirne la chiusura come vanto davanti al Ministero. È stato consumato un vero delitto perfetto: prima si tolgono funzioni, poi si dichiara l’ospedale improduttivo, infine lo si chiude».
Dopo Agnone, sono convinti i 5s, toccherà al Veneziale di Isernia. L’emodinamica, servizio vitale per un vasto bacino di utenza, viene mantenuta solo in via sperimentale per 18 mesi. «Alla fine di quel periodo si dirà che il servizio è troppo costoso e si procederà al ridimensionamento. Così mezzo Molise rischia di restare senza copertura in un settore cruciale come la cardiologia d’urgenza».
Critiche pure all’ipotizzato taglio delle postazioni delle guardie mediche. E poi «si parla di Case della salute, ma dove sono? Dove dovrebbero esserci guardie mediche, poliambulatori e servizi di base oggi non c’è nulla. E se smantelliamo le guardie mediche senza avere alternative, i cittadini saranno costretti a intasare i Pronto soccorso anche per problemi banali. Non ci si può poi lamentare se il 70% degli accessi è costituito da codici bianchi».
Inoltre, hanno evidenziato Greco e Primiani, a fronte di un ridimensionamento della sanità pubblica, «non solo non si assiste a un contenimento della spesa, ma addirittura si continua a incrementare quella rivolta ai privati. Nonostante nei documenti si parli di riduzione del 10% delle prestazioni acquistate, la realtà racconta un’altra verità: il budget per i privati è passato da 101 a 102 milioni di euro (ma è il budget per il 2025, la riduzione è ipotizzata dal 2026, ndr) e la rete Ictus è stata affidata alle cliniche convenzionate senza alcun limite di spesa. Come se non bastasse i contratti vengono firmati a settembre, quando l’anno è già finito: una gestione paradossale che certifica ritardi e inefficienze e che ricade solo ed esclusivamente sulle spalle dei cittadini molisani».
E poi, ancora Primiani, la mobilità passiva resta altissima: 70 milioni l’anno per prestazioni di bassa complessità «che dovrebbero essere garantite in Molise ma che i nostri concittadini sono costretti a cercare fuori regione».
Quanto all’integrazione Cardarelli-Responsible, nel documento si parla di ipotesi senza che si spieghi come procedere concretamente. «Insomma: il nulla assoluto nonostante si è di fronte alla struttura pubblica più importante del Molise. Di fronte a questo scenario, annunciamo battaglia in Consiglio regionale. Chiederemo audizioni immediate ai commissari Bonamico e Di Giacomo in IV Commissione per illustrare punto per punto le scelte contenute nel Programma operativo e solleciteremo un pronunciamento dell’Aula per esprimere un indirizzo politico chiaro. Non possiamo più accettare supinamente scelte prese nelle segrete stanze dei ministeri. Questa non è una battaglia politica, ma una questione di sopravvivenza per il Molise. Chiediamo ai sindaci e ai cittadini di alzare la voce e difendere il diritto alla salute, perché non si tratta di programmazione, ma di demolizione della sanità pubblica».

























