Due pesi e due misure, con la bilancia che sembra pendere sempre dalla stessa parte: quella dell’ospedale Veneziale di Isernia. È quanto emerge dall’analisi delle delibere Asrem relative alle cosiddette prestazioni aggiuntive, ovvero le ore di lavoro straordinario che i dirigenti medici svolgono oltre il normale orario contrattuale per coprire turni e garantire la continuità assistenziale.
Una circolare aziendale, infatti, prevede che nessun medico possa essere retribuito per attività aggiuntive oltre le 50 ore mensili. Eventuali eccedenze, se pure prestate, non vengono pagate: vanno recuperate il mese successivo (o nei mesi successivi), riducendo di fatto l’orario ordinario. Un meccanismo che, almeno sulla carta, dovrebbe valere per tutti.
La situazione al Pronto soccorso del Cardarelli di Campobasso è ormai nota: la pianta organica è ridotta all’osso e i pochi medici in servizio sono costretti a coprire turni massacranti. Nonostante questo, da tempo non percepiscono le aggiuntive maturate. L’ultima liquidazione risale a settembre, ottobre e novembre 2024. Da allora, silenzio. Eppure il personale del PS continua a lavorare ben oltre le ore mensili previste, garantendo la presenza minima di due equipe a turno.
Diversa la situazione a Isernia. Una recente delibera Asrem ha liquidato al reparto di Chirurgia Generale del Veneziale ben 58.796 euro per le attività aggiuntive svolte nei mesi di aprile, maggio e giugno 2025. A spartirsi la somma, cinque medici.
Il prospetto di liquidazione, allegato all’atto, parla chiaro: Aprile 2025: liquidati complessivamente 19.021 euro. Un dirigente ha percepito da solo 7.680 euro per 96 ore di aggiuntive.
Maggio 2025: 20.206 euro totali. Lo stesso medico ha raggiunto il record di 120 ore, ricevendo 9.597 euro.
Giugno 2025: 19.568 euro liquidati. Per lui 102 ore e 8.160 euro.
Numeri che raccontano turni infiniti e importi che si sommano agli stipendi ordinari. Tutto legittimo e regolare, sia chiaro: chi salva vite merita di essere retribuito. Ma resta evidente la sproporzione con quanto avviene a Campobasso.
A colpire è soprattutto un dato: nel prospetto di liquidazione del Veneziale è la stessa Asrem a certificare che i medici in questione hanno superato il tetto massimo delle 50 ore mensili. Nonostante ciò, le ore sono state interamente pagate. Ad aprile, 96 ore; a maggio, 120; a giugno, 102.
Perché dunque a Isernia questo è concesso e a Campobasso no? Perché al Cardarelli i medici vengono costretti a recuperare le ore eccedenti senza possibilità di retribuzione, mentre a Isernia le prestazioni aggiuntive sono saldate regolarmente e senza vincoli?
La domanda rimbalza tra i corridoi degli ospedali molisani e non trova risposte chiare. Una disparità che rischia di alimentare tensioni e frustrazioni tra chi, come i medici del Pronto soccorso di Campobasso, da mesi attende il saldo di ore già lavorate e mai retribuite.
Al Veneziale, invece, i professionisti della Chirurgia Generale hanno visto riconosciuto puntualmente il proprio lavoro straordinario, con importi che in tre mesi hanno toccato cifre a cinque zeri.
Un dato di fatto che non può essere ignorato: se per Isernia gli straordinari sono liquidati integralmente e senza applicare il tetto, a Campobasso i medici lavorano comunque oltre le 50 ore, ma senza ricevere la stessa attenzione. Due pesi e due misure, appunto.
ppm


























