Le organizzazioni sindacali di categoria hanno promosso per oggi in tutta Italia la protesta e lo sciopero dei precari dell’Ufficio per il Processo. Sono 12mila in tutta Italia: operatori data entry, funzionari tecnici (tecnici di amministrazione, tecnici edili, tecnici contabili, tecnici IT), funzionari che, a partire da febbraio 2022, sono stati assunti a tempo determinato grazie ai fondi del Pnrr e che il 30 giugno 2026 vedranno scadere i propri contratti individuali.
La loro missione era smaltire gli arretrati accumulati negli anni, la digitalizzazione di tutti gli atti di giustizia, la messa a regime dell’ufficio per il processo istituito per legge nel 2012 e mai decollato.
L’arrivo di questi nuovi lavoratori ha portato ad una significativa riduzione dei tempi della giustizia, è stato riconosciuto da tutti, dai magistrati ai dirigenti di giustizia, dalla politica al governo. Ma il rischio di sprofondare definitivamente nel baratro dal primo luglio 2026 è una certezza – ha denunciato in particolare la Fp Cgil – se il governo, con la prossima legge di bilancio, non metterà a disposizione le risorse necessarie per la totale trasformazione di tutti i rapporti di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato. Attualmente ci sono risorse per soli 3mila posti e un impegno a finanziarne altri 3mila.
Dall’Anm del Molise, ieri, è arrivato il sostegno alle ragioni dei precari. La giunta esecutiva della sezione (presidente è il giudice Michele Russo, segretario il procuratore Nicola D’Angelo) ha espresso condivisione per le ragioni «poste a fondamento della richiesta di stabilizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori precari addetti all’Ufficio per il Processo» e solidarietà alla vigilia dello sciopero. «Se l’Ufficio per il Processo rappresenta oggi una realtà virtuosa, capace di assolvere servizi indispensabili per assicurare l’adeguatezza della risposta degli uffici giudiziari alla domanda di giustizia, contribuendo al drastico abbattimento dell’arretrato ultratriennale, lo si deve alla serietà, alla competenza e all’entusiasmo di questi lavoratori. Essi rappresentano – ancora l’Anm del Molise – una risorsa umana preziosa di cui gli uffici giudiziari non possono essere privati, pena, altrimenti, il concreto pericolo di vanificare i risultati ottenuti negli ultimi tre anni».
Per questo i magistrati chiedono «l’individuazione di soluzioni immediate e strutturali che assicurino la continuità e la stabilizzazione degli addetti all’Ufficio per il Processo, nell’interesse non solo di chi oggi è precario ma di tutti i cittadini, i quali hanno diritto a una giustizia celere ed efficace».

























