«La politica fa la politica, i tecnici facciano i tecnici». È la linea ribadita dal presidente della Regione Molise Francesco Roberti all’indomani delle indiscrezioni sul nuovo Programma operativo predisposto dai commissari ad acta Marco Bonamico e Ulisse Di Giacomo. Il piano, costruito in ossequio alle norme nazionali e alle indicazioni dei Ministeri della Salute e dell’Economia, punta a razionalizzare i servizi e contiene misure che hanno sollevato numerose polemiche: declassamento del Caracciolo di Agnone da struttura di area particolarmente disagiata a ospedale di comunità, chiusura di una sala di emodinamica a Isernia, soppressione del punto nascite di Termoli.
Si tratta di provvedimenti che rispondono alle logiche dei tecnici – chiamati a far quadrare i conti e ad applicare norme che non tengono conto delle peculiarità del territorio – ma che non convincono la politica regionale. «Quel documento non mi è stato sottoposto – ha chiarito Roberti – e comunque non lo condivido, se non in parte, come l’accorpamento del Cardarelli con l’ex Cattolica. Ma sulle scelte che riguardano la salute dei cittadini, la responsabilità deve restare in capo a chi è stato eletto».
Il nodo centrale è rappresentato dal DM 70 del 2015, meglio noto come decreto Balduzzi, che ha ridisegnato la geografia ospedaliera nazionale. La norma stabilisce che regioni con meno di 600mila abitanti non possano avere determinati servizi, come il Dea di II livello, e introduce soglie numeriche per punti nascita ed emodinamiche. Una legge introdotta durante il governo Renzi, dunque a guida centrosinistra, che ha trovato applicazione anche in Molise all’epoca della presidenza di Paolo di Laura Frattura. Fu proprio allora, ricordano in molti, che la Regione non mosse un dito per chiedere deroghe in Conferenza Stato-Regioni: il presidente non partecipò alla seduta e non delegò nessun assessore a rappresentare il Molise. Una scelta che oggi presenta il conto.
È su queste basi che i commissari hanno predisposto il Programma operativo, un documento che piace ai tecnici dei Ministeri ma che non trova sponda politica. «Non è la calcolatrice a dover guidare le decisioni – ribadisce Roberti –. Il nostro obiettivo, condiviso con la delegazione parlamentare molisana, è ottenere un provvedimento ad hoc che consenta di salvaguardare servizi essenziali, come l’emodinamica a Isernia, a prescindere dai numeri. Dimostreremo che con investimenti mirati e con un’organizzazione adeguata, possiamo garantire standard di qualità senza dover sacrificare interi territori».
Una linea sostenuta anche dalla deputata Elisabetta Lancellotta, che conferma l’impegno in Parlamento: «L’emodinamica di Isernia non chiuderà. La provincia non può restare priva di un servizio tempo-dipendente vitale. I tecnici applicano giustamente le norme, ma proprio per questo stiamo lavorando a una deroga al DM 70, facendo comprendere ai competenti Ministeri le peculiarità di un territorio che non può e non vuole essere ridotto a cifre e percentuali. Il nostro impegno è teso a garantire ai molisani accesso alle cure sanitarie e a servizi efficienti e non è un caso se il Governo Meloni, l’unico ad averlo fatto, ha già accolto recentemente le nostre richieste con uno stanziamento rilevante di fondi per il sistema sanitario locale».
Il confronto resta dunque aperto: da una parte la rigidità dei numeri e delle regole, dall’altra le esigenze di un territorio che chiede sicurezza e dignità nelle cure. Per Roberti, la partita è tutta politica: «Le decisioni finali devono essere prese da chi è stato eletto dai cittadini, non da chi ha solo il compito di applicare calcoli e tabelle. Il Molise non chiede privilegi, ma rispetto e soluzioni che tengano conto delle sue caratteristiche uniche». lu.co

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