Non è un caso di scuola: la situazione della Campania dimostra che si può restare in piano di rientro anche avendo maturato i requisiti per uscirne (conti della sanità in pareggio per tre anni consecutivi). Il governatore De Luca si è rivolto al Tar contro Palazzo Chigi, il problema è sentito da tutte le Regioni che all’unanimità hanno approvato un documento inviato all’esecutivo nazionale e che chiede la revisione della disciplina attualmente in vigore. Chiara fino a un certo punto e di fatto discrezionali.
Ancora. Non è un caso di scuola: il Molise, commissariato da 16 anni, dimostra che si può entrare nel tunnel e non uscirne più. Nella stessa situazione c’è solo la Calabria attualmente ma sono state commissariate anche altre Regioni: l’Abruzzo, la Campania appunto, il Lazio. Per questo i colleghi assessori e poi i presidenti hanno accolto la proposta di Michele Iorio di sollecitare anche una riforma anche dell’istituto che rappresenta l’esercizio dei poteri sostitutivi da parte dello Stato. Bisogna a suo parere rivedere intanto i criteri finanziari che determinano l’esautoramento di fatto delle Regioni dalla programmazione sanitaria. «Attualmente si entra nel tunnel, per dirla in maniera semplice, se si ha un disavanzo pari al 5% della quota di fondo assegnata. Nel nostro caso si tratta di 30 milioni, che non è una cifra disastrosa. Può anche essere legata a una contingenza e quindi risolvibile. Nel caso di Regioni grandi come la Lombardia, con una quota di fondo di miliardi, naturalmente l’entità del deficit deve essere molto più elevata e diventa significativa. Capite bene – sottolinea l’ex governatore oggi assessore proprio ai Rapporti con i Ministeri per il piano di rientro – che questi parametri per noi sono assolutamente penalizzanti. Altra cosa, che i colleghi hanno accettato, è che bisogna fissare un tempo anche per il commissariamento. Io ho avanzato sei mesi, un anno. Magari non passerà ma è fondamentale stabilire un tempo massimo». Altrimenti, come sta accadendo, “fine pena mai”. «L’impianto attuale è un obbrobrio, l’ho detto tante volte e lo ripeto. Possibile che un commissariamento duri più di tre legislature? Senza effetti migliorativi peraltro e, aspetto più importante, con l’automatico aumento delle tasse che pure discende da un deficit pari a solo il 5% del nostro fondo sanitario. Io credo che non sia accettabile. Oltre tutto, i decreti di nomina dei commissari, forse perché la situazione non si riesce a risolvere, diventano sempre più invasivi per le prerogative della Regione che è completamente esautorata. Fino a prevedere che i commissari possano commissariare l’Asrem, ipotesi che credo la Regione debba valutare in qualche modo visto che è la Regione a nominare il dg». Un tunnel da cui il Molise deve uscire, conclude Iorio.
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