Come se non bastassero i cronici problemi che da anni affliggono gli ospedali molisani, l’altra notte al Cardarelli è bastato un clic – o meglio, la sua assenza – per mandare in tilt l’intero Pronto Soccorso.
Poco dopo le due, il sistema informatico in uso al reparto di Emergenza-urgenza ha smesso di funzionare (pare per una manutenzione programmata ma che doveva durare solo qualche ora). Non un crash momentaneo, ma un blocco totale, durato a lungo, che ha riportato medici e infermieri indietro nel tempo.
Quel sistema consente di accettare i pazienti, registrare consulenze, richiedere esami e consultare i referti in tempo reale. È l’ossatura digitale su cui si regge il flusso di lavoro quotidiano: un radiologo accede alla scheda del paziente, esegue l’esame, aggiorna la cartella, e dal Pronto Soccorso si può procedere con diagnosi, terapie, ricovero o dimissioni.
Senza di quello, tutto si ferma. E infatti, la notte tra martedì e mercoledì, al Cardarelli si è tornati a carta, penna e tanta pazienza.
Medici e infermieri hanno dovuto compilare a mano schede, richieste, anamnesi, referti. Un salto indietro di decenni.
Risultato: alle 10 di ieri mattina le lettighe erano tutte occupate, il reparto congestionato, i tempi di attesa infiniti. Chi entrava in Pronto Soccorso trovava file di pazienti in attesa, personale stressato e una macchina sanitaria paralizzata.
Il problema non è solo tecnico. È strutturale, culturale, organizzativo.
Nel 2025, in un sistema sanitario che parla di digitalizzazione, di intelligenza artificiale, di telemedicina, basta un guasto per bloccare l’intero reparto.
E la domanda, tanto semplice quanto sconcertante, è una sola: possibile che non esista un sistema di backup in grado di intervenire automaticamente in caso di malfunzionamento? Possibile che un ospedale hub regionale resti ostaggio di un software e che non sia prevista alcuna procedura di emergenza digitale?
Non si può restare prigionieri di un clic.
Non quando si parla di salute, di urgenze, di vite umane. Non quando si opera nel Pronto Soccorso più importante del Molise, già ridotto all’osso da anni di tagli e carenze di personale.
Il blackout informatico dell’altra notte non è un episodio isolato, ma l’ennesima spia di un sistema che si regge sull’improvvisazione e sulla resistenza del personale. Gente che, nonostante tutto, continua a garantire assistenza e dignità ai pazienti.
Ma non può bastare la dedizione degli operatori se l’infrastruttura tecnologica è fragile come un castello di sabbia.
Un ospedale non può fermarsi per un crash. Un reparto d’urgenza non può tornare alla biro e al modulo fotocopiato.
Perché quando la tecnologia fallisce, nel Molise del 2025, a rimanere indietro non è il sistema: sono i pazienti.
ppm

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