La cartina a corredo in basso (in giallo l’area del Molise definita in stato di crisi industriale complessa, in bianco la zona che non lo è) è uno degli allegati della delibera con cui la giunta Frattura il 23 marzo scorso ha ufficialmente approvato il perimetro entro cui si potrà beneficiare degli aiuti previsti dal riconoscimento decretato ad agosto dal ministro Federica Guidi.

I comuni che rientrano nella mappa del Molise più duramente colpito dalla crisi sono 65: 32 in provincia di Campobasso, 33 in provincia di Isernia. Come anticipato qualche settimana fa da Primo Piano che oggi propone anche l’elenco dei centri interessati. Misure straordinarie, incentivi, agevolazioni saranno destinati a chi investe in questi territori. I criteri con cui è stata individuata l’area di crisi industriale complessa sono riassunti nel dispositivo del provvedimento di Palazzo Vitale: ricomprendere, cioè, i comuni soci del Consorzio per lo sviluppo industriale Isernia-Venafro, i comuni soci e/o appartenenti al comprensorio del Consorzio per lo sviluppo industriale Campobasso-Bojano e i comuni, già ricompresi nella delibera di giunta 419/2015, dove erano o sono presenti aziende dell’indotto avicolo, tessile, metalmeccanico e che hanno aree artigianali o industriali infrastrutturate.

I tre settori che, con il loro default, hanno condizionato pesantemente gli indicatori del sistema produttivo locale determinando il riconoscimento di crisi industriale complessa sono l’avicolo (tutto quello che ruotava intorno all’ex Arena, poi Solagrital e Gam), il tessile (la Ittierre e il suo capillare indotto), il metalmeccanico (il comparto complessivo automotive). La priorità dello strumento ‘area di crisi’ è, dunque, ricollocare all’interno del mercato del lavoro coloro che hanno perso l’occupazione. Reimpiegarli è la prima scelta.
Stabiliti i confini della mappa, il secondo step – seguito insieme ai sindacati dall’assessore alle Attività produttive Carlo Veneziale a pochi giorni dal suo ingresso nel governo Frattura – ha riguardato la definizione del bacino dei lavoratori interessati. “Il bacino dei lavoratori da ricollocare e/o beneficiari delle azioni di politica attiva del lavoro – fissa la decisione 125 del 23 marzo – previste dal progetto di riconversione e riqualificazione industriale (approvato con la delibera 419 ad agosto 2015, ndr) è costituito dai disoccupati o percettori di misure di sostegno al reddito, comunque denominate, che, dalla data del 1° gennaio 2008, risultavano occupati con rapporto di lavoro subordinato o parasubordinato (collaborazioni a progetto, collaborazioni coordinate e continuative, collaborazioni occasionali, soci lavoratori, ecc..) presso unità produttive, localizzate nella Regione Molise, di aziende coinvolte nella crisi dei seguenti ambiti di attività: polo avicolo agroalimentare: Solagrital-Gam e aziende dell’indotto; polo tessile: Ittierre Spa e aziende dell’indotto; polo metalmeccanico (ambito Venafro-Pozzilli)”. Per ognuno dei tre settori, inoltre, l’esecutivo ha individuato le singole imprese dell’indotto. I tre elenchi, anch’essi allegati al provvedimento e consultabili sul sito della Regione Molise nella sezione dedicata alle delibere dell’esecutivo, sono approvati “salvo aggiornamento ed integrazione nel caso di segnalazioni, relative ad ulteriori imprese per le quali sia possibile dimostrare un ruolo nella catena del valore, riconducibile alle attività” all’avicolo, al tessile o al metalmeccanico.
Qualche mese fa la giunta ha individuato due gruppi di lavoro composti da dirigenti e funzionari regionali: uno si occupa degli interventi di sostegno alle imprese (e curerà l’eventuale aggiornamento degli elenchi delle aziende dell’indotto), l’altro di interventi di politiche attive del lavoro ed è ora incaricato anche della predisposizione di un database dinamico nel quale raccogliere, catalogare e certificare tutti i lavoratori, anche se successivamente individuati, che presentino i requisiti richiesti per beneficiare degli interventi previsti nel progetto di riconversione industriale.
Tra gli obiettivi, quello di fornire a tutti gli addetti esclusi dal mercato del lavoro nei settori riconosciuti nel decreto per l’istituzione dell’area di crisi complessa del Molise, compresi i relativi indotti, una opportunità di reimpiego o di beneficiare di politiche appropriate e coerenti alla propria condizione personale e professionale (sia in termini anagrafici, previdenziali, professionali, formativi). Non solo nuovi posti di lavoro ma anche politiche di accompagnamento alla pensione, per esempio. E poi si tende a ricostruire il bacino occupazionale a partire dal 2008, periodo immediatamente precedente all’esplosione della crisi.
Deciso dove e con chi, bisogna ora capire come attrarre imprenditori, convincerli a investire nell’area di crisi e avendo a riferimento i lavoratori che hanno perso il posto. Insieme alla task force ministeriale è stato già concordato un contributo in conto capitale del 40% per l’agroalimentare.
È importante, naturalmente, la dotazione. Il fabbisogno finanziario, ha chiarito il governatore Paolo Frattura, sarà deciso in base alla risposta che ci sarà agli avvisi per manifestazione di interesse.

























scusa ma non ho neanche letto tutto l’articolo,tanto e’ vero che pare impossibile che dipenda dalla Regione,chi ha problemi in Regione e’ solo un “troppo scarso”che dovrebbe dire di sì,invece che no,a tutte le proposte gratuite fino all’effettivo rendimento determinato,ma dove sono? Loro tutti non rispondono?come si comportano i lavoratori?certo lo Stato e Nazione non regala la mobilita’.