Nella scorsa legislatura deputato 5s poi (sul finale) passato ad Azione, professore di Economia a UniFoggia e attualmente consigliere comunale di opposizione nel capoluogo dauno, Nunzio Angiola non si fida. Bene le dichiarazioni degli esponenti foggiani e pugliesi di Fratelli d’Italia ma sul “tubone” che porterà l’acqua del Molise in Capitanata servono certezze, dice.
«Il merito per l’avanzamento del progetto va riconosciuto a chi ha condotto, anche a livello istituzionale, un’intensa attività tecnica e politica per sbloccare un’infrastruttura fondamentale nella lotta contro la crisi idrica in Capitanata», ha dichiarato Angiola, che da tempo chiede la realizzazione del bypass da 23 chilometri da Guardialfiera al nodo idraulico di Finocchito ma anche delle nuove dighe di Piano dei Limiti (che utilizzerebbe sempre l’acqua del Fortore) e Palazzo d’Ascoli.
Il politico pugliere, però, individua tre elementi di criticità che non possono essere ignorati. Innanzitutto, la conferma effettiva dello stanziamento dei 190 milioni: «Serve chiarezza sulla data e sulle modalità di erogazione dei fondi, non bastano gli annunci». Il secondo nodo riguarda i tempi di realizzazione. Secondo indiscrezioni, i lavori dovrebbero iniziare a settembre, ma non esiste ancora un cronoprogramma ufficiale. «Abbiamo bisogno di tappe certe e pubblicamente consultabili. Non possiamo più permetterci ritardi», ancora Angiola. Infine, la governance del progetto: «Un’opera interregionale come questa, che coinvolge Molise e Puglia, non può essere gestita senza una cabina di regia efficace», sostiene chiedendo quindi la nomina di un commissario ad acta. Quindi conclude: «Accogliamo con favore l’apertura del ‘tubone’ ma pretendiamo garanzie operative. Solo con trasparenza e celerità potremo trasformare un progetto sulla carta in una risposta concreta alla sete di Foggia e della sua filiera agricola. La crisi idrica non aspetta».
La guerra, o quantomeno la sfida, dell’acqua non ha colore. Le posizioni, indipendentemente dal partito o movimento di appartenenza divergono a seconda che si vivi (e militi) al di là o al di qua del fiume Fortore. Quindi, se in Puglia il centrosinistra si batte per reperire risorse idriche per la Capitanata “assetata” e accoglie di buon grado le aperture del governo Meloni (ma si vota alle regionali e puntini sulle “i” e criticità da risolvere non mancano nel dibattito mentre per lo stesso motivo, la campagna elettorale, per la destra pugliese il bypass è cosa fatta), a Campobasso anche da Sinistra Italiana vengono piantati paletti precisi.
«Per la prima volta in due anni, mi tocca dar ragione alla maggioranza regionale: la tanto sbandierata filiera politico/istituzionale del centrodestra esiste eccome, peccato solo che sia palesemente contro gli interessi del Molise – il commento sarcastico del segretario regionale Vincenzo Notarangelo – La conferma arriva dall’annuncio del finanziamento del collegamento idrico tra la diga del Liscione e quella di Occhito, ben 30 milioni che il governo nazionale è pronto a sborsare per togliere acqua alla nostra Regione e regalarla alla Puglia».
L’ex sindaco di Larino poi prosegue: «Generosità e solerzia che l’esecutivo Meloni purtroppo non ha mai messo in campo per risolvere le mille emergenze che attanagliano una terra ormai ricca solo di semafori, infrastrutture fatiscenti e una perenne crisi sociale ed occupazionale. Ma il pasticciaccio del “tubone” del Liscione ormai è fatto e l’imbarazzo della politica locale si percepisce anche dalle dichiarazioni dei parlamentari locali che tentano maldestramente di gettare acqua sul fuoco dopo i toni trionfalistici dei colleghi pugliesi. La solidarietà – spiega – nei confronti dei nostri vicini non dovrà mai venire meno ed è ovviamente giusto che i territori collaborino in nome del bene comune, ma solo in un’ottica di reciprocità e senza dimenticare nemmeno la gravissima crisi idrica in cui versa il Molise ormai da un anno e che ha costretto tante comunità a sacrifici con riduzioni e chiusure anche per tempi prolungati. Abbiamo chiaramente – conclude il segretario di SI – un problema di tutela dei nostri interessi e l’attuale classe dirigente ha dimostrato sino adesso di non essere all’altezza di questo compito».

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