Nell’Italia in cui la sanità continua a viaggiare a due velocità, con il Nord ancora ai vertici delle classifiche e il Sud che cerca di recuperare terreno, il Molise si colloca in una posizione di equilibrio, con luci e ombre che offrono interessanti spunti di riflessione.
È quanto emerge dal XIII Rapporto sulle Performance socio-sanitarie regionali stilato da Crea Sanità (Università Tor Vergata) – e di cui ieri su è occupato Il Sole 24 Ore –, che restituisce un’immagine aggiornata del Sistema sanitario nazionale attraverso la valutazione incrociata di dati oggettivi e del giudizio di oltre cento stakeholder qualificati: dirigenti pubblici, manager sanitari, professionisti, rappresentanti delle industrie del settore e associazioni di cittadini.
Secondo lo studio, il Molise rientra nella fascia “intermedia” delle performance complessive (33%-41%), con un punteggio pari al 37% – ben lontano dai vertici occupati dal Veneto (55%) o dalla Provincia autonoma di Trento (50%), ma comunque superiore rispetto alle Regioni del Sud più in difficoltà come Calabria (22%), Sicilia (25%) e Basilicata (26%).
Tuttavia, se si sposta lo sguardo dal piano strettamente sanitario a quello della percezione soggettiva dei cittadini, il Molise mostra un profilo sorprendentemente positivo: con un indice di soddisfazione pari a 6,4 su 10, si pone al di sopra della media nazionale (6,3) e si affianca a Regioni come Lazio e Abruzzo. Ma soprattutto, figura tra le realtà con la più alta qualità della vita percepita legata alla salute, subito dopo il Trentino Alto Adige e alla pari con l’Abruzzo. Un dato che riflette non solo l’efficienza dei servizi, ma anche fattori culturali, ambientali e sociali che influenzano il benessere quotidiano.
Secondo gli esperti del Crea, i risultati evidenziano come – a fronte di performance sanitarie strutturalmente ancora perfettibili – il Molise abbia saputo garantire una qualità della vita elevata ai suoi cittadini, anche grazie a una dimensione territoriale più contenuta che facilita il rapporto diretto con i servizi e ad aspettative forse meno influenzate da dinamiche metropolitane.
Nel complesso, lo studio fotografa un sistema sanitario nazionale in fase di stallo: dal 2019 al 2024 il miglioramento globale delle performance è stato minimo (dal 35% al 38%), e le regioni del Nord, pur mantenendo i punteggi più alti, non crescono più. È il Sud – e il Molise ne è un esempio – a segnare i progressi più evidenti, complice l’effetto dei piani di rientro e dei commissariamenti, ma anche un lento cambio di paradigma nell’organizzazione territoriale dell’assistenza.
Resta però il nodo delle disuguaglianze e dell’integrazione socio-sanitaria, ancora troppo lontana dalla piena realizzazione. Il Molise, che in passato ha pagato anch’esso il prezzo di criticità strutturali, sembra ora muoversi in controtendenza, mantenendo la barra dritta in un contesto nazionale che fatica a trovare un equilibrio sostenibile.
In definitiva, il Molise non è (ancora) tra le Regioni eccellenti, ma la distanza non è più incolmabile. E se la percezione dei cittadini è un indicatore di fiducia e speranza, allora il futuro della sanità molisana potrebbe essere meno incerto di quanto si pensi.