La direzione strategica dell’Asrem ha attivato il nucleo ispettivo interno per capire cosa è accaduto al Cardarelli di Campobasso. Se, in particolare, nei giorni scorsi risultavano letti liberi nei reparti di degenza mentre il Pronto soccorso “scoppiava” senza riuscire a ricoverare i pazienti. E, soprattutto, qual è il motivo.
Utenza raddoppiata per il caldo e per la mancanza di assistenza territoriale, che grava su un contingente di personale al minimo, come in ogni reparto ma anche azienda d’Italia nella settimana di Ferragosto. L’unità di emergenza urgenza dell’ospedale del capoluogo molisano da giorni è in affanno, sommerso di utenti e senza la possibilità di decongestionare. Non ci sono posti, non ci sono disposizioni, primari e vice in ferie contemporaneamente, sguarnita di vertice anche la direzione sanitaria del Cardarelli a cui tocca il coordinamento dell’ospedale. Ci sono tutti gli ingredienti per il cortocircuito che puntualmente si è registrato con malati che aspettano ore in barella e ambulanze in fila sotto il sole e nel caldo infernale di questi giorni. Il cortocircuito però è diventato un “caso” quando l’altra notte un giovane medico del Pronto soccorso, esasperato dall’impossibilità di trasferire gli assistiti nelle unità di degenza si è recato direttamente ai piani superiori insieme ai poliziotti del posto di guardia. Lì, in vari reparti, ha trovato complessivamente una trentina di letti vuoti.
Dopo la pubblicazione della notizia su Primo Piano, ieri mattina il dg Giovanni Di Santo è piombato in contrada Tappino. Un sopralluogo, filtra da chi ha assistito, per rendersi conto direttamente della situazione che in quel momento non era probabilmente la stessa di qualche notte fa. Il direttore avrebbe riscontrato una più o meno regolare occupazione dei letti. Poi ha riunito i primari, o comunque i loro sostituti. Ha voluto parlare con chi ha la responsabilità delle unità di degenza richiamando al dovere di comunicare correttamente i dati, che vengono monitorati attraverso il controllo di gestione (ma una valutazione efficace non può prescindere da una corretta comunicazione).
Quindi, l’attivazione del nucleo ispettivo per risalire alle cause delle criticità che si sono registrate nelle scorse ore e per valutare la situazione.
Con una carenza di personale che, nonostante concorsi, avvisi e call, non si riesce a colmare, tutti i reparti quando bisogna garantire le ferie agli operatori scontano un ulteriore carico di lavoro e di affanno. Con meno operatori in corsia, è quasi impossibile gestire un numero più alto di ricoverati. Vale per il Pronto soccorso e vale per le altre unità di degenza. A quella che rischia di diventare una guerra fra poveri, e denota lacune organizzative assai significative al Cardarelli, va posto comunque rimedio mettendo in campo prassi lineari e assai poco discrezionali, misure che abbiano logica e buon senso, oltre che ispirate da onestà intellettuale ed “equità” nel sacrificio. Perché i pazienti, come dimostrano le centinaia di commenti social all’articolo di Primo Piano – diffusamente condiviso ieri –, ricevono l’impressione di inefficienza, disorganizzazione, indifferenza e anche furbizia. Un servizio pessimo, indipendentemente dagli sforzi di operatori, infermieri, medici e primari che magari mettono in campo il loro meglio ma raggiungono il peggiore risultato.
Oltre alla valutazione del “casus belli” di questi giorni, la direzione aziendale spinge su sistema telematico centralizzato che indica al Pronto soccorso quanti letti sono liberi e in quali reparti per poter disporre i ricoveri. In tempo reale e senza dover attendere disposizioni o via libera. Un sistema, dicono fonti accreditate, che è già a disposizione del Ps, attivato a valle dell’introduzione e dell’implementazione della cartella clinica informatizzata.
ritai

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