I sindaci delle città sanno bene quali sono gli indicatori da tenere d’occhio per salire o precipitare in fondo alla classifica dell’ecosostenibilità che Legambiente stila ogni anno. La missione di ogni sindaco è semplice e complicata allo stesso tempo: trasformare la qualità urbana andando ad incidere su quei pilastri che fanno di una città una smart-city. Pilastri come la mobilità alternativa, i mezzi pubblici, l’innovazione in fatto di raccolta e produzione dei rifiuti, la gestione intelligente delle risorse idriche ed energetiche, ma anche l’attenzione al verde e alla digitalizzazione. Settori che non prosciugano le casse pubbliche ma che comportano cambiamenti epocali, molti dei quali difficili da perseguire perché incidono su radicate posizioni che sarebbe troppo complicato andare a rimodulare. Il rischio è quello di rimanere ancorati a vecchi modi di concepire l’amministrazione della città. Chi invece pian piano ha cominciato a modificare le abitudini ha poi fatto passi avanti nella speciale classifica, dove in fatto di sostenibilità, non ci sono piene promozioni o secche bocciature. La 22esima edizione di Ecosistema urbano se l’aggiudica ancora Verbania la cittadina sulla sponda piemontese del lago Maggiore con un indice pari a 82,75 percentuale altissima, ben lontana però dal 100%. Al secondo posto incontriamo Trento, al terzo Belluno. Tocca poi a Bolzano. Al quinto posto Macerata, al sesto Oristano. La prima città del Sud che si incontra nella speciale classifica è Cosenza piazzata all’undicesimo posto. Per trovare Campobasso bisogna invece scendere a metà classifica, o meglio al 53esimo posto della graduatoria generale. Isernia invece occupa la 86esima posizione con un indice di 41,65. Le ultime 10 posizioni le occupano, se si esclude Massa, tutte province del Sud: Caltanisetta al 95esimo posto e a seguire Massa, Crotone, Catanzaro, Catania, Vibo Valentia, Palermo, Agrigento e Messina che occupa il gradino numero 104 vale a dire l’ultima posizione con un indice di 16,82. Città queste ultime che fanno grossa fatica a rinnovarsi in chiave sostenibile, che arrancano sulla raccolta dei rifiuti e delle energie rinnovabili, al palo restano anche i trasporti pubblici. Dalla ricerca sulla vivibilità ambientale di Legambiente, in collaborazione con l’istituto di ricerche Ambiente Italia e il Sole 24 Ore, appare netto il divario tra Nord e Sud della Penisola. In generale, ad andare meglio sono le città piccole, sotto gli 80mila abitanti. Tra le grandi realtà, invece, l’unica virtuosa è Venezia, all’ottavo posto. Firenze occupa la 43esima posizione, seguita da Bologna (50), Milano (51), Bari (66), Roma (83), Torino (84), Napoli (90) e Catanzaro (98). Campobasso recupera posizioni nella classifica speciale che riguarda le polveri sottili e si piazza al nono posto con una media dei valori annui di 17,5 a differenza di Benevento che è al 90esimo posto, con una media annua di 44,3. Purtroppo il capoluogo molisano perde quota in fatto di emissioni pericolose che raggiunge la 52esima posizione. Campobasso precipita in fondo alla lista, al settantesimo posto, per la dispersione idrica. L’esempio da seguire è Foggia fa peggio di tutti Frosinone. Poi arriva la ‘mazzata’ quella che riguarda i rifiuti e la raccolta differenziata. In quanto a produzione annua di rifiuti Campobasso non è posizionato male, si piazza al quarto posto con 422,7 chili per abitante all’anno (Nuoro è la prima in classifica con 366 chili e Rimini l’ultima con 798 chili all’anno per abitante). Nota più che dolente per la raccolta differenziata: Campobasso si piazza al 90 posto con un 14% di raccolta differenziata sul totale dei rifiuti prodotti, la maglia rosa spetta a Pordenone dove si ‘recupera’ l’85% di quanto si butta, la maglia nera va invece a Siracusa dove la differenziata non riesce a superare la soglia del 2,8%.

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