Carne in vitro, uova senza galline e latte senza l’aiuto delle mucche. L’ultima sfida sul cibo sintetico arriva da una startup israeliana e provoca la reazione di Coldiretti che già a dicembre aveva avviato la campagna contro la carne prodotta in laboratorio all’interno di un bioreattore.
Anche il Molise, dicono dalla sede di Campobasso dall’organizzazione, sarà in prima linea per difendere gli agricoltori, gli allevatori e soprattutto i consumatori, dal cibo artificiale che alcune multinazionali vorrebbero introdurre sul mercato.
«Si tratta – afferma il direttore regionale Aniello Ascolese – di una grande balla. Un grandissimo inganno che rischia di sconvolgere in maniera irreversibile il sistema agroalimentare globale, imponendo l’omologazione dei cibi e spingendo i consumatori verso un modello di dieta artificiale. Consentire la commercializzazione del cibo prodotto in laboratorio significa decretare la fine dell’agricoltura e degli agricoltori, dei nostri allevamenti, della biodiversità, delle tradizioni locali e della cura del territorio che i nostri contadini garantiscono attraverso il loro operato quotidiano».
Coldiretti è certa di avere dalla sua parte i consumatori, che rappresentano l’anello più importante della catena di difesa. Quante più continueranno a mangiare il vero prodotto Made in Italy, coltivato nei nostri campi, e a frequentare i mercati contadini, come quelli di Campagna Amica, tanto più grandi saranno le chance di vincere questa battaglia, sottolineano i vertici.
Gli ultimi a investire, in ordine di tempo, nel cibo sintetico sono fra gli altri Bill Gates (fondatore di Microsoft) ed Eric Schmidt.
«Dietro le multinazionali che stanno investendo sul cibo fake ci sono alcuni dei principali player del web e dei social – avverte Ascolese –. È chiaro che così possono influenzare le nostre scelte più facilmente e promuovere con fondi illimitati i loro prodotti».
L’esempio più lampante è quello della carne artificiale dove solo nel 2020 sono stati investiti 366 milioni di dollari, con una crescita del 6.000% in cinque anni. La bistecca green, afferma Coldiretti, in realtà non salva gli animali perché viene fabbricata sfruttando i feti delle mucche, non salva l’ambiente perché consuma più acqua ed energia di molti allevamenti tradizionali, non aiuta la salute perché non c’è garanzia che i prodotti chimici usati siano sicuri per il consumo alimentare.

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