Ministro, governatore della Lombardia, segretario della Lega: è morto ieri a 67 anni Roberto Maroni. A darne notizia la famiglia con un post su Facebook: «Alle ore 4 il nostro caro Bobo ci ha lasciati. A chi gli chiedeva come stava, anche negli ultimi istanti, ha sempre risposto: “Bene”. Eri così Bobo, un inguaribile ottimista. Sei stato un grande marito, padre e amico». Dal 2021, quando ha scoperto la malattia che lo ha condotto alla morte, si era ritirato dalla politica attiva.
Sposato, due figli, laureato in giurisprudenza, avvocato, era stato responsabile dell’ ufficio legale della sede italiana di una multinazionale statunitense.
Tifoso del Milan, Maroni aveva anche la passione per la musica e suonava il sassofono in una band. L’incontro nel 1979 con Umberto Bossi cambiò la sua vita: se «lui è il papà della Lega, io ne sono la mamma», spiegava. E da quel giorno la politica diventò il suo lavoro. Maroni è tra gli 80 leghisti che rappresentarono per la prima volta la Lega in Parlamento nel 1992, poi diventato ministro dell’Interno (fra i più apprezzati titolari del Viminale) e vicepresidente del Consiglio nel 1994, ministro del Lavoro nel 2001 e ancora ministro dell’Interno nel 2008 per chiudere infine la sua carriera come presidente della Lombardia dal 2013 al 2018. Aveva annunciato la sua candidatura a sindaco di Varese ma la malattia lo ha costretto a rinunciare un anno fa.
«Grande segretario, super ministro, ottimo governatore, leghista sempre e per sempre. Buon vento Roberto», lo ha salutato così sui social il leader della Lega Matteo Salvini. Anche il Carroccio molisano, con il commissario Michele Marone, ha espresso «sentimenti di profondo cordoglio» e, nel formulare «le più sentite condoglianze alla sua famiglia e alla comunità della Lega di Varese e della Lombardia», ha ricordato quanto la figura di Maroni sia stata di spicco per il partito e le istituzioni.
«La notizia della scomparsa di Roberto Maroni mi colpisce e mi rattrista. È stato un uomo di grande spessore e intelligenza che ha ricoperto incarichi pubblici e istituzionali di straordinaria responsabilità, sempre al servizio dei cittadini. Lo ricordo – così il senatore di Forza Italia Claudio Lotito – per la sua grande umanità e per la sua passione politica. Mi stringo ai suoi familiari e a chi perde oggi con lui un riferimento politico».
Profondamente addolorato si è detto il presidente della Regione Donato Toma «perché se ne va uno statista vero e un uomo per bene, equilibrato, sempre positivo, qualità difficili da trovare nella stessa persona. Da ministro della Repubblica, segretario di partito e poi da presidente di Regione il suo contributo alla società civile e al confronto politico é stato notevole, improntato costantemente al dialogo e al senso della misura. Un luminoso esempio di intelligenza politica: per esperienza e qualità avrebbe potuto dare ancora tantissimo alla politica italiana».