Confermata la mobilitazione dei cittadini che intendono fermare l’iter del progetto di realizzazione di una centrale di pompaggio denominato Pizzone II: due giorni di sit in, previsti per il 17 e il 19 settembre, a Pizzone e a Castel San Vincenzo. L’associazione Salviamo l’Orso, che da anni gestisce il museo dedicato al plantigrado, si schiera con le comunità e contro il progetto ed entra a gamba tesa nella vicenda, analizzando i rischi e prendendo una posizione netta anche nei confronti di Legambiente che, nei giorni scorsi, ha manifestato il proprio pensiero aprendo però alla possibilità che il mega progetto dall’alto impatto ambientale possa essere realizzato in nome della transizione energetica non più rinviabile.
Di tutt’altro avviso i componenti dell’associazione che sparano a zero su Enel Green Power e anche sull’associazione ambientalista.
«È necessaria la mobilitazione di tutti per fermare un progetto che rischia di cancellare per sempre il futuro di un territorio prezioso e delle comunità che lo abitano – spiegano i referenti di Salviamo l’Orso, una onlus per la conservazione dell’orso bruno marsicano, specie messa a serio rischio dall’ipotesi progettuale che Enel Green Power sta mettendo in campo -. Il progetto che la società ha portato avanti senza alcun coinvolgimento delle comunità locali e nel silenzio più assoluto vale circa 600 milioni di euro, quindi si capisce bene quali appetiti abbia scatenato, e stravolgerebbe un angolo incantevole del Molise che, oltre a contenere valori ambientali e naturalistici inestimabili, dalle foreste del parco agli ultimi rifugi dell’orso marsicano, ha faticosamente intrapreso negli ultimi 10-15 anni un cammino di valorizzazione turistica che spazia dal lago di Castel San Vincenzo ai sentieri e ai rifugi in quota. Noi stessi, che come Salviamo l’Orso gestiamo ormai da più di 5 anni il Museo dell’Orso a Pizzone, siamo stati testimoni della lenta rinascita turistica di un territorio destinato altrimenti a spopolarsi definitivamente».
La società proponente, ricordano dalla onlus, intenderebbe realizzare un sistema di pompaggio con nuova stazione elettrica da 300 MW da costruire anch’essa in sotterraneo in grandi caverne artificiali, attraverso appunto lo scavo di nuove gallerie del diametro fino a 6 metri tra i laghi artificiali di Montagna Spaccata e Castel San Vincenzo.
«Questa pazzia, partorita da un gruppo industriale che si autodefinisce green include la costruzione di circa 10 chilometri di gallerie, nuove strade per servire i cantieri, elettrodotti e deforestazione: per iniziare sarebbero tagliati a raso ben 11 ettari e non saremmo sorpresi se dovessero diventare il doppio o il triplo. Un progetto devastante, i cui stessi elaborati prevedono lo scavo di circa un milione di metri cubi di roccia da trasportare con decine e decine di camion verso i luoghi di deposito in alcune aree limitrofe, una addirittura all’interno del Parco, ovvero sulle montagne delle Mainarde tra Alfedena, Pizzone, Montenero Val Cocchiara e Castel San Vincenzo, al confine tra Abruzzo e Molise, interessando in pieno sia il territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise sia le zone limitrofe dell’area contigua del Parco. Vi lasciamo immaginare – il commento amaro dell’associazione – come diventerebbe la vita nei paesi della zona, piagati dal rumore, dal traffico pesante, dalla polvere dei materiali di scavo. Un vero inferno destinato a cancellare per sempre ogni possibilità di turismo e sviluppo e a vanificare la fatica e i progetti di tanta gente a cui in anni non troppo lontani si era detto “datevi da fare, imparate dagli abruzzesi. Il turismo vi salverà”. Per dare un’ulteriore idea di cosa stia proponendo ENEL ai molisani che qui vivono, la durata dei cantieri è prevista per 5 anni, ma si è mai visto in Italia un progetto di questa portata completato entro i termini previsti? Non serve uno scienziato per ipotizzare cantieri aperti per almeno 8 anni se non 10. Vogliamo parlare poi di chi beneficerà di questo investimento? Scommettiamo che solo le briciole resteranno in Molise? Un’opera che dopo aver riversato centinaia di milioni di euro nelle tasche dei grandi gruppi di costruzioni non richiederà alcuna manodopera stabile, ma lascerà dietro di sé il deserto ambientale e la rovina di tutte le piccole attività locali.
È tempo quindi che tutti gli abitanti della zona, tutti i molisani e gli abruzzesi e, in generale, tutti coloro i quali nel nostro paese hanno ancora a cuore il destino di questo lembo dell’Appennino si mobilitino e facciano sentire la loro voce, così come si apprestano a fare le comunità di Pizzone e Castel San Vincenzo, e noi saremo al loro fianco.
Legambiente, invece, confermandosi buona “amica” dei grandi gruppi monopolistici dell’energia, con un comunicato volutamente ambiguo non respinge lo scempio previsto, ma anzi lascia la porta aperta alla sua realizzazione, auspicando modifiche che sarebbero solo di facciata, perché un progetto di tale portata o lo si accetta senza curarsi dello stravolgimento dei territori che andrà a impattare o lo si rigetta in toto così come hanno già fatto la Provincia di Isernia, i Comuni interessati, Il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, tutte le associazioni ambientaliste e alcune forze politiche molisane».
Stefano Orlandini, presidente di Salviamo l’Orso, guarda già ad un ipotetico futuro. «Se il progetto dovesse andare avanti – spiega – tutti gli impegni presi dalle Regioni e dal Ministero per quanto riguarda la conservazione dell’orso sarebbero stracciati, la sentenza della Cassazione a sezioni unite ripresa dal direttore del Parco per rigettare il progetto sarebbe ignorata, la tranquillità e il futuro turistico delle comunità di Pizzone, Alfedena e Castel San Vincenzo compromessi per sempre. Sono sicuri i vertici regionali di Legambiente di interpretare la volontà dei propri iscritti lasciando la porta aperta a questa devastazione annunciata? Infine, va sottolineato cosa propone ENEL per mitigare l’impatto dei lavori sull’orso marsicano: nei casi di accertata presenza di orsi nelle aree di cantiere verrebbe riorganizzato il cronoprogramma dei lavori in base alla stagione degli accoppiamenti della specie e al periodo di allattamento. Un tocco di comicità involontaria che rivela l’abisso di ignoranza e la superficialità di una grande azienda che si definisce green».

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