Siamo veramente seduti su una polveriera pronta ad esplodere?
È la domanda che a bruciapelo rivolgiamo al professor Carlo De Lisio che già nel 1984, quaranta anni fa, attraverso la pubblicazione di un suo volume divulgativo affrontava il poco dibattuto argomento degli armamenti nucleari. Lavoro che suscitò notevole interesse non solo tra l’opinione pubblica molisana quanto recensito dal “Giornale dei militari italiani “e, da “Unione degli Scienziati italiani per il Disarmo”.
È di queste ore la notizia che la Russia, in risposta ai nuovi invii di missili e armi dalla Nato all’Ucraina, ha dato il via a manovre militari sul confine di tale Paese con armi atomiche tattiche.
«In effetti sì! Purtroppo il tentativo di tranquillizzare l’opinione pubblica, già giustamente preoccupata dell’escalation in atto, ha reso le informazioni da parte dei mezzi di informazione infarcite da commenti pericolosamente fuorvianti. Hanno cioè sminuito l’importanza del fatto dicendo che si tratta di armi non paragonabili alle bombe atomiche strategiche, tipo quella di Hiroshima, ma di armi destinate ad operare in un ambito limitatissimo, cioè relativo al terreno della guerra in atto. Si è quindi sottaciuto su tre importantissimi punti strettamente collegati.
Il primo riguarda il salto, niente affatto banale, da una guerra con armi convenzionali ad una con impiego, sia pure per ora simulato, di armi nucleari sul campo.
Il secondo, ancor più grave, è di carattere tecnico e mi spiego. Gli effetti distruttivi di una bomba nucleare sono di tre tipi: uno meccanico dovuto alla formidabile onda d’urto che annienta in un raggio di qualche chilometro ogni struttura solida.
Una termica che incenerisce e fa evaporare ogni cosa con una temperatura di decine di migliaia di gradi, un’altra radioattiva che danneggia le cellule viventi e può manifestarsi anche dopo anni. Orbene da parte delle due superpotenze (Usa e Urss, ora Russia), assodato l’equilibrio sul piano strategico in grado di distruggere l’intero pianeta più volte, si è cercato da alcune decine di anni di realizzare bombe meno potenti sul piano meccanico e termico onde risparmiare di più gli oggetti inanimati (utili anche all’eventuale vincitore) e danneggiare solo le vite umane, animali e vegetali, cioè impiegando solo la componente radioattiva (bomba al neutrone, bomba al cobalto, bomba G, ecc.). Pur non avendo ottenuto risultati soddisfacenti di tali sperimentazioni (gli effetti negativi restano superiori ai positivi) la quantità di armi siffatte è andata via via aumentando e la loro qualità si è differenziata in tante opzioni da confondersi al limite con le stesse armi strategiche. Inoltre alcune di esse riutilizzano il cosiddetto Uranio impoverito, cioè un sottoprodotto dell’arricchimento necessario per ottenere la bomba atomica dall’Uranio naturale, processo complicato e costosissimo, quindi tali armi danno a chi le produce anche un bel valore aggiunto in termini economici.
Molte di queste armi hanno già dimostrato di essere dannosissime persino per chi le usa per il fatto che comunque occorre maneggiare proiettili radioattivi, con effetti sulla salute, a volte immediati, a volte manifestatisi dopo molto tempo. L’aleatorietà degli effetti dipende non solo da fattori oggettivi, ma anche da elementi soggettivi, diversi da individuo ad individuo. Insomma queste armi nucleari tattiche sono un’incognita che le rende ancora più pericolose delle strategiche delle quali, almeno, si sa più o meno tutto.
E veniamo quindi al terzo punto che si ricollega al precedente. Non potendosi né definire né catalogare con precisione, queste armi nucleari tattiche non sono mai entrare in nessuno dei grandi trattati di non proliferazione o di riduzione degli armamenti nucleari stipulati tra le grandi potenze (ad esempio i famosi trattati Start che hanno ridotto di ben due terzi le armi nucleari di Usa e Urss, poi Russia, nel giro di una trentina di anni). Quindi nulla si sa di preciso né sulla loro quantità, né sulla loro pericolosità, e neppure sugli effetti futuri di un loro impiego attuale su vasta scala. Si possono fare solo ipotesi e riferirsi ad alcuni disastrosi utilizzi da parte occidentale (i militari italiani contaminati nella guerra in Kosovo, alcune sperimentazioni Nato nel Mediterraneo frettolosamente ignorate, altri clamorosi casi relativi alla guerra del Golfo, ecc.).
C’è infine da fare una domanda pleonastica. Il Paese, chiunque esso sia, che vedesse migliaia dei propri soldati decimati sul campo dall’utilizzo da queste armi nucleari tattiche e temesse una fine catastrofica per le proprie popolazioni con milioni di contaminati, non reagirebbe passando senza infingimenti all’impiego di quelle strategiche, ove le possedesse?
Ecco perché l’eventuale passaggio dalle armi convenzionali a quelle nucleari, sia pure tattiche, è un cambiamento decisivo dell’escalation di una guerra verso l’Olocausto Nucleare. Ed ecco perché è sempre più pressante la necessità di abbandonare ogni ulteriore velleità bellicista e di tentare quello che non è stata fino ad ora provata veramente e con decisione: la strada del negoziato e della trattativa».
Ma questa strada allo stato delle cose è veramente ancora praticabile?
«Io penso di sì, se solo si abbandonano inutili e sterili espressioni di propaganda: le trattative, e quindi la pace, non si sono mai fatte tra soggetti che hanno un ugual modo di vedere le cose, bensì tra nemici che inizialmente partono da posizioni opposte, altrimenti non ci sarebbe stata neppure la guerra. È una banalità, eppure pare che spesso lo si dimentica. Se solo l’Europa lo volesse potrebbe dispiegare, unita, una tale forza diplomatica, altro che militare, da obbligare chiunque a sedersi al tavolo dei negoziati. È solo una questione di volontà e di non ascoltare le sirene dei signori della guerra. Io sono un fisico è come tale seguo l’evolversi dell’opinione degli Scienziati Atomici e del famoso Orologio dell’Apocalisse in funzione dall’esplosione delle prime bombe atomiche nel lontano 1946. Esso segna il tempo che manca alla mezzanotte dell’umanità e viene portato avanti o indietro secondo che le nazioni che dispongono di armi, tali da distruggere il pianeta, si muovano verso la pace o la verso la guerra. Mai quell’orologio era arrivato ad appena 90 secondi dalla mezzanotte».

Vittoria Todisco

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