Due cardinali assenti per motivi di salute, uno – che già non era contemplato fra i “grandi elettori” del nuovo Papa – rinuncia a combattere. Angelo Becciu ha ufficializzato ieri la decisione di «obbedire come ho sempre fatto alla volontà di Papa Francesco di non entrare in Conclave pur rimanendo convinto della mia innocenza (l’ex sottosegretario di Stato è stato condannato nel processo sulla compravendita del palazzo di Londra coi soldi del Vaticano, ndr).
Gli elettori scendono così da 135 a 133. Alle 16.30 del 7 maggio l’inizio ufficiale del Conclave per scegliere il successore di Francesco.
I porporati sono espressione di correnti e pensieri differenti, nonostante per l’80% sia stato designato da Bergoglio (108 sono quelli creati da lui, 22 da Benedetto XVI e 5 da Giovanni Paolo II). Posto che l’orientamento di Francesco si possa incasellare nell’etichetta del progressismo, una pattuglia a lui avversaria e di stampo decisamente più tradizionalista e conservatrice, si è già delineata nel corso del suo pontificato. L’americano Raymond Leo Burke, suo fiero oppositore si è visto spesso entrare alle congregazioni a braccetto con l’africano Robert Sarah, protagonista anche lui di uno scontro con Bergoglio in chiave pro Ratzinger. Questa pattuglia che potrebbe contare su una ventina di voti, potrebbe convergere su un candidato come l’ungherese Peter Erdo, già papabile nel precedente conclave e che non dispiacerebbe nemmeno ai polacchi e altri esponenti dell’Europa orientale, tutti su una linea estremamente moderata. Anche il tedesco Gerhard Ludwig Muller ha già rilasciato dichiarazioni che lo pongono certamente tra quanti voteranno un candidato di stampo saldamente conservatore. A questo fronte potrebbero unirsi molti africani (alzarono compatti le barricate contro il documento Fiducia supplicans sulle benedizioni alle unioni gay) ed anche un ruiniano come Giuseppe Betori, che si staccherebbe così dal gruppo degli italiani.
Sul fronte progressista, quello più in sintonia con l’approccio pastorale, di Chiesa missionaria, chinata sugli ultimi di Francesco, è la punta di diamante della Comunità di Sant’Egidio, il cardinale Matteo Zuppi, 66 anni, forte anche di una rete di rapporti e relazioni ramificati e globali com’è quella della Comunità. Più nell’ombra, il cardinale Mario Grech, prelato cui Francesco aveva affidato il Sinodo e il percorso della Chiesa sinodale. Maltese, affabile, fluente in inglese e in italiano, Grech potrebbe essere una carta coperta nella linea della continuità. Al centro le figure di garanzia e mediazione, come il segretario di Stato Pietro Parolin, fine diplomatico della scuola di Achille Silvestrini, reduce dal successo del faccia a faccia Trump-Zelensky in San Pietro. Infine, rumors delle ultime ore raccontano di un attivismo in chiave conclave dello stesso presidente americano Donald Trump, che avrebbe prenotato la carica di segretario di Stato per il suo beniamino, il cardinale di New York Timothy Dolan.

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