“Nomos e Polis: crisi, conflitto o nuovi equilibri”. Una riflessione intergenerazionale e aperta a contributi diversi che ha segnato l’avvio della presidenza del Tribunale di Campobasso “firmata” da Enrico Di Dedda, nominato a febbraio dal Consiglio superiore della magistratura a capo dell’ufficio giudiziario del capoluogo molisano.
Il convegno su diritto (nomos) e comunità (polis) ha coinvolto studiosi, magistrati, avvocati e studenti in un confronto su come il diritto possa contribuire a ricomporre i conflitti e costruire nuovi equilibri civili in un contesto segnato da trasformazioni e tensioni.
Dopo l’apertura dei lavori, fra gli altri, il contributo del presidente della Corte d’Appello Vincenzo Pupilella che ha evidenziato il ruolo del magistrato come tutore della norma nella comunità e quello del Tribunale che rappresenta, simbolicamente, il cuore del vivere collettivo. Il presidente dell’Ordine degli avvocati di Campobasso Giuseppe De Rubertis ha invece posto l’accento sui cambiamenti di fatto introdotti dalla pandemia e poi dalla riforma Cartabia. Tra gli interventi, introdotti dal sostituto procuratore della Corte d’Appello di Roma Bruno Giangiacomo, anche quello della prof di Sociologia del diritto, Maria Ausilia Simonelli. Nella contemporaneità, ha rimarcato la docente Unimol, «vi è una sorta di ritorno ad un diritto sociale che appunto contempla associazioni varie anche di cittadini e dunque assegna un ruolo non ininfluente alla comunità».
Sotto la guida di Enrico Di Dedda, il Tribunale del capoluogo molisano si propone dunque come luogo di confronto e dialogo nel solco di un diritto “vissuto” e non solo applicato. «L’importante – ha detto in conclusione – è fare squadra, pensarsi in maniera collettiva, sentirsi parte di un progetto comune. Questa è la speranza, questi sono l’augurio e l’impegno che io da foggiano cercherò di offrire alla città di Campobasso e a questo ufficio giudiziario dove peraltro lavoro ormai da quasi otto anni».

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