C’è anche il nome di un giudice, ma non è coinvolto comunque nelle indagini, nelle carte dell’inchiesta della Procura distrettuale antimafia di Campobasso sulla gestione dei rifiuti e su un presunto traffico illecito di rifiuti fra basso Molise e provincia di Foggia. È l’inchiesta in cui, tra i 45 indagati, figura il presidente della Regione Molise Francesco Roberti.
In una conversazione intercettata dagli investigatori, due degli indagati parlano di un posto di lavoro per il parente di un magistrato. I due fanno riferimento a una terza persona: «Mi ha mandato un curriculum, non riusciamo a far niente?», chiede uno. Subito dopo i due parlano di «richiesta arrivata» da un giudice. «Vabbuò, fallo venire dai», chiude l’altro.
L’inchiesta della Dda si è conclusa dallo scorso febbraio, quando gli indagati hanno ricevuto l’avviso di conclusione indagini. In primavera alcuni di loro hanno chiesto di essere interrogati, il governatore del Molise ha incontrato i magistrati a maggio insieme ai suoi avvocati e ha consegnato una memoria difensiva di 200 pagine. Ora si è in attesa delle decisioni della Procura sulle eventuali richieste di rinvio a giudizio.
L’indagine nel suo complesso, coordinata dal procuratore D’Angelo e dal sostituto Gallucci (oggi magistrato di sorveglianza all’Aquila) riguarda i rapporti tra la malavita pugliese e quella molisana. Nel fascicolo ci sono anche episodi di estorsione, droga e traffico di rifiuti, ma il filone delle indagini che riguarda Roberti è limitato ad alcuni episodi di presunta corruzione in un periodo che va dal 2020 al 2023, quando non era presidente della Regione, ma sindaco di Termoli e presidente della Provincia di Campobasso. Nel mirino dei pm (all’incontro con il governatore ha preso parte insieme a D’Angelo la sostituta Carollo), in questo caso, sono finiti i rapporti tra lo stesso politico e la società ‘Energia Pulita’.