Ancora un anno in chiaroscuro, il tessuto economico del Molise non riesce a uscire dal guado anche se tiene nonostante tutto. Per esempio, nelle costruzioni il ruolo di booster interpretato dal Superbonus è stato assunto negli ultimi mesi dall’avvio dei cantieri del Piano di ripresa e resilienza con ricadute positive. Male, invece, l’industria trascinata verso il basso dalla crisi dell’automotive.
La fotografia scattata dalla Banca d’Italia nel rapporto sull’economia regionale presentato ieri mattina alla stampa, e approfondito poi nel tradizionale appuntamento pomeridiano al dipartimento giuridico dell’Università degli studi del Molise, è dunque ancora una volta da interpretare.
La crescita, nel 2024, ha rallentato ancora. L’aumento dell’attività si sarebbe quasi dimezzato, passando dall’1,2% indicato dall’Istat per il 2023 allo 0,7 stimato dall’indicatore Iter (indicatore trimestrale per l’economia regionale) per il 2024 (nel Mezzogiorno 0,9).
I consumi hanno frenato, in calo gli investimenti produttivi, su cui pesano l’incertezza dovuta alle tensioni geopolitiche e gli effetti della stretta monetaria del biennio precedente, in allentamento dal giugno dello scorso anno. È invece proseguito il sostegno degli investimenti pubblici, alimentati anche dal Pnrr. Le esportazioni hanno registrato un ulteriore incremento, concentrato nel primo semestre dell’anno. Però: Stati Uniti, Messico e Canada “valgono” una fetta assai importante del totale dell’export del Molise. I dazi di Trump espongono, quindi, la regione in maniera significativa, ha spiegato il capo della filiale di Campobasso di Bankitalia, Fulvia Focker. La direttrice ha anche evidenziato altri tre aspetti basilari che condizionano in negativo l’economia molisana: il calo demografico da cui discende anche la diminuzione della forza lavoro, il debole andamento della produttività e la limitata propensione all’innovazione mostrata dal sistema produttivo locale negli ultimi anni.
L’anno scorso, comunque, sono andati bene agricoltura, costruzioni e servizi. Nelle costruzioni le ore lavorate sono cresciute più che nella media nazionale, grazie soprattutto all’esecuzione di opere pubbliche, il cui contributo all’attività del settore – spiega il Rapporto curato dal Nucleo per la ricerca economica guidato da Marco Manile – è subentrato a quello degli incentivi fiscali per la riqualificazione del patrimonio abitativo. Il commercio ha rallentato, risentendo della frenata dei consumi delle famiglie, mentre il turismo ha registrato una moderata riduzione delle presenze nelle strutture ricettive regionali, dopo la netta crescita dell’anno precedente; negli altri servizi segnali di vivacità sono emersi dai dati sugli andamenti occupazionali.
Il rallentamento congiunturale però ha pesato sui risultati reddituali delle imprese, che si sono tuttavia mantenuti nel complesso positivi.
La crescita occupazionale si è attenuata ed è tornata a diminuire la forza lavoro. La crescita delle retribuzioni è proseguita ma in misura inferiore rispetto alla media italiana. Le ore autorizzate di cassa integrazione, in forte calo nei primi mesi del 2024, hanno mostrato un progressivo incremento nel corso dell’anno, accentuato nel primo trimestre del 2025 per via soprattutto della forte crescita nell’industria dei mezzi di trasporto. Il potere d’acquisto delle famiglie è tornato a crescere dopo la flessione del biennio precedente, per via del marcato calo dell’inflazione. La spesa per consumi è aumentata in misura modesta, mantenendo un buon andamento nel segmento dei beni durevoli, finanziata anche dall’espansione del credito al consumo. La riduzione dei tassi di interesse ha favorito la ripresa delle erogazioni di mutui nel quarto trimestre dell’anno, accompagnata dall’aumento delle compravendite di abitazioni. I depositi delle famiglie sono tornati a crescere mentre ha rallentato il flusso di risparmio destinato all’acquisto di titoli.
Come nel resto del Paese, il numero degli sportelli bancari ha continuato a ridursi, in presenza di un’ulteriore espansione dell’utilizzo di strumenti digitali nell’interazione con la clientela. Il credito bancario al settore privato non finanziario è ancora diminuito, per effetto soprattutto del calo della domanda da parte delle imprese.

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