Un appello ai molisani, un appello alla consapevolezza e all’azione. Arriva dal Comitato Pro Cardarelli che in una lettera aperta affronta tutte le questioni aperte della sanità molisana e parte dal contesto. Liste d’attesa ancora lunghe e viaggi della speranza. Da quando è iniziato il commissariamento, «la sanità pubblica molisana è stata progressivamente smantellata con la chiusura di interi ospedali e numerosi reparti negli ospedali di tutta la regione, accompagnato dalla continua riduzione di personale medico, infermieristico, tecnico e il mancato rinnovo, anche su base concorsuale, di figure apicali di riferimento. Le guardie mediche vengono ridotte, mentre il 70% degli accessi ai Pronto soccorso riguarda codici bianchi, sintomo di una medicina territoriale sempre più assente poiché caratterizzata da un progressivo depauperamento dei medici di medicina generale».
Il Programma operativo dei commissari Bonamico e Di Giacomo, dunque. Tra le altre critiche del Comitato, quella di ignorare «completamente l’epidemiologia delle malattie in Molise. Nessun dato su incidenza di patologie croniche, cardiovascolari, oncologiche, neurodegenerative o rare. Nessuna analisi su mortalità evitabile, disuguaglianze territoriali, fattori ambientali o sociali. Come si può pianificare una rete sanitaria senza conoscere i bisogni reali della popolazione?».
La rete ictus rappresenta invece «un progetto incompleto». Perché «la Stroke Unit (di secondo livello, ndr) è “riconosciuta solo sulla carta”, i percorsi di diagnosi e cura, se già individuati, non sono stati resi noti, la rete ospedaliera non è ancora approvata, le tecnologie non sono definite, il personale non è stato formato e la riorganizzazione dell’emergenza-urgenza è, di fatto, bloccata».
Il Neuromed è stato integrato nella rete ictus con funzioni aggiuntive e posti letto h24. «Ma con quali risorse? Con quali regole? I rapporti economici tra Regione e privati restano opachi».
Trasferire il Cardarelli nell’edificio della Cattolica e integrarlo con il Responsible è un’altra opzione strategica. «Si tratta davvero di un potenziamento, o di una dismissione mascherata? Il Cardarelli, pur con tutte le sue difficoltà, rappresenta un presidio storico, un punto di riferimento per migliaia di cittadini. Spostarlo, senza garanzie chiare sulla continuità assistenziale, sull’accessibilità e sulla qualità delle cure, equivale a privare Campobasso e l’intero Molise di un pilastro fondamentale del sistema sanitario».
Un capitolo corposo della lettera aperta, curiosamente per chi conosce i rapporti non sempre facili fra ospedalieri e “accademici”, è dedicato a una «grave omissione» che suscita «profonda perplessità e indignazione». Nel “Po” «non c’è alcun riferimento al rapporto con l’Università degli studi del Molise e il suo Dipartimento di Medicina». Una mancanza inaccettabile, proseguono dal Comitato, perché «non menzionare l’unico ateneo regionale, che forma i futuri medici e professionisti sanitari, è una scelta miope e irresponsabile. Unimol rappresenta un presidio culturale e scientifico fondamentale per il territorio» e «ignorare il Dipartimento di Medicina significa rinunciare a una sinergia vitale tra assistenza sanitaria e ricerca accademica». Inoltre, «si parla di riconversioni e trasferimenti, ma senza coinvolgere l’Università, ogni ipotesi di Policlinico perde credibilità e sostanza». Ancora, «questa omissione rivela una visione tecnocratica e centralizzata, che ignora le potenzialità locali e le competenze scientifiche presenti sul territorio. In un contesto in cui il Molise soffre per carenze strutturali e demografiche, escludere Unimol è un errore strategico che potrebbe compromettere la sostenibilità e l’efficacia del sistema sanitario regionale».
Serve, dunque, per il Comitato Pro Cardarelli, un dialogo strutturato con l’ateneo valorizzando il suo ruolo nella formazione, nella ricerca e nella progettazione sanitaria. «Senza questa integrazione, il Po 2025–2027 rischia di essere un documento sterile, calato dall’alto, privo di radicamento e prospettiva».

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