Aula Magna di viale Manzoni strapiena anche ieri. Quasi tutti ragazzi, studenti delle superiori e universitari. L’ateneo molisano e il suo dipartimento Giuridico hanno chiuso con successo, e un pizzico di fortunato tempismo, la prima edizione del Festival del diritto e delle Scienze politiche.
Nella notte la notizia di un accordo fra Israele e Hamas sul piano Trump per Gaza. Intorno alle 11 del mattino, in un video inviato agli organizzatori del dibattito su “Ordine internazione, giustizia e pace”, la giornalista palestinese Rula Jebreal ha detto chiaramente che a suo parere il piano «non risolve nulla». Perché «non affronta la questione cruciale» cioè «non risolve la questione dell’occupazione, che è la base di tutto il conflitto, o della colonizzazione, o il genocidio stesso ma pretende dai palestinesi di sottomettersi completamente. Pretende il rilascio degli ostaggi, che giustamente devono essere rilasciati, ma Israele ha il diritto di fare tutto quello che gli pare» mentre «i palestinesi dovrebbero cessare di andare davanti a Corti internazionali di giustizia» e quindi rinunciare in qualche modo «una volta per sempre non solo alla loro libertà ma anche al loro diritto di avere giustizia».
Giornalista e attivista, palestinese nata a Haifa (Israele) e approdata in Italia (oggi fra le altre cose insegna alla American University of Miami), Jebreal non ha mai fatto mancare la sua voce alla causa della Palestina. «Israele – ha detto ancora una volta ieri – sta commettendo un mondovisione un genocidio coloniali e i Paesi che stanno fornendo armi, bombe, aerei finanziando questo genocidio, i Paesi occidentali, sono gli stessi Paesi che stanno usando le sanzioni non per prevenire o fermare il genocidio ma per facilitare il genocidio. Sto parlando delle azioni illegali degli Stati Uniti che hanno deciso di sanzionare tutti i procuratori della Corte penale internazionale che ha emesso il mandato di cattura contro il premier Netanyahu e contro il ministro della Difesa Gallant.
Questo sta accadendo mentre i soldati israeliani stessi ci stanno trasmettendo filmati in cui si vantano di commettere crimini di guerra e contro l’umanità. Quello che sta accadendo a Gaza non è solo la distruzione del popolo palestinese, oltre 60mila morti in due anni ma secondo Lancet, il giornale medico più importante al mondo, questi numeri sono molto inferiori. I numeri reali sono centinaia e centinaia di migliaia di vittime. Quello che stiamo vedendo a Gaza – ha sottolineato – è la distruzione del diritto internazionale, ma anche l’esportazione e l’importazione delle tattiche autoritarie in altri Paesi. Sto parlando soprattutto del diritto alla critica, del diritto all’espressione che viene limitato da disegni di legge, proposti negli Stati Uniti ma anche in Europa, che limitano il diritto a criticare Israele. È come se Israele fosse al di sopra della legalità internazionale. E questo è pericolosissimo perché è chiaro che alcuni Paesi occidentali sono disposti a sacrificare la propria democrazia, i propri diritti, le proprie leggi pur di proteggere il progetto criminale israeliano, che in questo momento sta commettendo pulizia etnica in Cisgiordania occupata, che sta commettendo genocidio a Gaza e continua a insistere che il sionismo, un progetto coloniale di supremazia religiosa, è l’unica garanzia di sicurezza».
Ventimila i bambini morti e c’è chi dice «definisci bambino» (il presidente dell’associazione Amici di Israele Eyal Mizrahi a Enzo Iacchetti durante la trasmissione di Rete4 Cartabianca). «Questo tipo di disumanizzazione è stato fondamentale per continuare a portare avanti il genocidio». E c’è un rischio addirittura più grande, ha concluso Jebreal: «Questa barbarie non rimarrà mai confinata a Gaza, prima o poi questo genocidio si sposterà in Cisgiordania occupata e ci sarà una dottrina globale che legittima il genocidio come diritto alla difesa».
Non solo Palestina, nell’aula Magna di viale Manzoni anche un focus sull’Ucraina curato dalla professoressa dell’Università di Genova Mara Morini e il tema delle proteste di queste settimane.
Martedì in piazzetta Palombo, nel cuore di Campobasso, la riflessione sul premierato e la Costituzione, mercoledì in dipartimento Giuridico gli approfondimenti su internet e la democrazia e sul ruolo di magistratura e avvocatura. Ieri, infine, lo scenario internazionale.
Una “prima”, quella del Festival del diritto, che ha riscosso un grande successo e ha proiettato l’Università degli studi del Molise al centro del dibattito nazionale e mondiale.
Soddisfatto il comitato scientifico, composto dai docenti Laura Ronchetti, Roberta Picardi, Fabio Serricchio, Giovanni Carmellino e dal direttore del dipartimento Giuridico Ruggero di Pace che ha messo in evidenza il valore del confronto, principio che ha ispirato l’organizzazione dell’evento. Non solo festa della matricola e occasione di orientamento, ma anche agorà di un rinnovato dibattito democratico. «Tre giorni di discussioni su temi fondamentali – ha commentato Dipace – a partire dalle questioni delle riforme costituzionali, quindi il tema dell’equilibrio fra i poteri dello Stato, il rapporto tra magistratura politica e quindi pericoli presunti o veri di disarticolazione dei nostri della nostra Costituzione. E poi il tema dell’Ucraina, la questione palestinese e anche qui vediamo che possono essere messi a rischio i capisaldi dell’ordinamento giuridico internazionale. La domanda da farci – ha concluso – è: il diritto internazionale è ancora effettivo?».
r.i.
























