La prima sezione della Corte d’Appello di Palermo ha confermato l’assoluzione della ex deputata molisana Giuseppina Occhionero dall’accusa di falso.
L’ex parlamentare di Liberi e Uguali, che poi passò con Italia Viva, era accusata di avere consentito all’ex esponente dei Radicali, Antonello Nicosia, di entrare liberamente nelle carceri come suo consulente parlamentare, sebbene fosse pregiudicato e avesse scontato dieci anni di carcere. Nicosia, originario di Agrigento, è stato nuovamente condannato, a causa di questa vicenda, con le accuse di associazione mafiosa e, appunto, falso.
L’assoluzione per la deputata Occhionero era già stata disposta dal giudice monocratico del Tribunale di Palermo con due diverse formule. La prima sostiene che il fatto non sussiste relativamente all’ipotesi di avere dichiarato falsamente la stabile collaborazione di Nicosia con lei. In secondo luogo per non avere commesso il fatto di avere consentito a una persona che esercitava un’attività equipollente a quella di giornalista come Nicosia, di entrare nelle carceri.
In Appello gli avvocati Giovanni Di Benedetto e Giovanni Bruno hanno ottenuto una formula più ampiamente liberatoria per la ex deputata.
Una vicenda, quella esplosa nel 2019 quando l’avvocatessa di Campomarino era ancora in carica alla Camera, che destò molto clamore e fece finire la parlamentare nella bufera. Nicosia, emerse dalle indagini, aveva una doppia vita: in una tv locale siciliana parlava di legalità, mentre le microspie captavano anche insulti da parte sua al giudice Falcone. Occhionero si dichiarò da subito vittima di un inganno e si mise a disposizione della magistratura. «Era Nicosia a scegliere gli istituti penitenziari presso i quali effettuare le visite ispettive», spiegò quando venne ascoltata come testimone. «Nel corso delle visite, mentre io ero impegnata nelle visite alle sezioni e alle celle, ad acquisire informazioni dal personale della polizia penitenziaria, capitava che Nicosia si allontanasse e avesse così occasione di dialogare con i detenuti presenti». Per i pm di Palermo, era il postino dei boss.
Dopo sei anni, la parola fine con la conferma che Giusy Occhionero era estranea ai fatti.

























