L’ultimo avviso, in ordine di tempo, è del 22 ottobre scorso. L’Asrem stabilizza tecnici sanitari di laboratorio biomedico, assistenti sociali, tecnici della riabilitazione psichiatrica e neuro psicomotricisti che hanno prestato servizio durante la pandemia da Covid19. Ma il requisito base per poter essere assunti a tempo indeterminato da parte dell’azienda sanitaria unica del Molise è che siano stati reclutati a tempo determinato e con una procedura concorsuali.
Restano così fuori dalle stabilizzazioni gli operatori sociosanitari che per l’Asrem lavorarono a partita Iva nei primi mesi di emergenza da SarsCov2. Altre procedure come questa per i tecnici sono state, infatti, svolte anche per infermieri. Ma la regola d’ingaggio era la stessa di oggi: serve aver lavorato da dipendente negli ospedali molisani e non come libero professionista.
«È profondamente ingiusto – racconta per tutti i suoi colleghi a Primo Piano una Oss di Campobasso – perché quando scoppiò la pandemia fu l’Asrem a dirci di aprire una partita Iva per poterci reclutare in tempi rapidi. La sanità pubblica ci chiese aiuto e noi a quella risposta di aiuto rispondemmo subito, con coraggio e spirito di sacrificio. Gli unici a essere dimenticati, lasciati fuori da qualsiasi possibilità di occupazione stabile adesso siamo noi».
La seconda metà del 2020, quando l’ondata più violenta del Covid arrivò al Sud, è un periodo che adesso abbiamo dimenticato. Ma non fu certo semplice, in quei mesi, fronteggiare un nemico assai “feroce” e che si conosceva ben poco. Tantissimi i morti anche in Molise. E lavorare nei reparti con il costante rischio del contagio, oltre che con il terrore di portare il virus nelle proprie case, non era facile per gli operatori sanitari. Chi aveva accettato il “consiglio” dell’Asrem, quello cioè di aprire una partita Iva, aveva anche molte meno tutele rispetto al personale assunto con contratto a tempo determinato. Prima differenza, a sfavore delle “partite Iva”, il mancato riconoscimento della malattia. Non proprio un aspetto marginale in una fase pandemica.
Piano piano, negli anni successivi, chi era entrato in Asrem a tempo determinato è stato stabilizzato o assunto con concorsi ex novo. Per 20 Oss a partita Iva, invece, nulla da fare. Si sono rivolti anche ad associazioni e comitati. Ma resta il “muro” della forma contrattuale. «Non ci siamo risparmiati in quei mesi, abbiamo dato il nostro contributo anche se era normale avere paura. E che trattamento ci è stato poi riservato? I soli a restare a casa siamo stati noi. Certo, in questi anni – continua l’operatrice sanitaria che si è rivolta a Primo Piano – abbiamo cercato e anche trovato dei lavori. Ma è inaccettabile che l’azienda sanitaria pubblica ci abbia usato e poi “gettato via”».
Una denuncia, la sua, che vuole essere anche un appello ai vertici della sanità e della Regione a trovare una soluzione. Li chiamavamo eroi e lo sono stati. Quelli assunti a partita Iva probabilmente ancora più degli altri. Perché combattevano contro il Covid a mani vuote anche dal punto di vista delle garanzie.
ritai

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