“Capisco le preoccupazioni dei parenti dei pazienti, ma il problema vero è un altro: le regole esistono perché si salvaguardino le risorse del Fondo sanitario e affinché siano finalizzate ai malati che hanno margini di miglioramento”. Le parole del direttore generale dell’Asrem Mauro Pirazzoli non fanno presagire nulla di buono per i ventiquattro ‘stabilizzati’ -down, persone con disabilità ed patologie gravi – attualmente ricoverati alla Fisiomedica Loretana. Mantenerli nell’istituto di riabilitazione ha un costo: 98 euro al giorno, in tutto circa 3mila euro al mese per ognuno. Ma l’Azienda sanitaria regionale non è più intenzionata a sostenere la spesa per le rette, tanto che il 15 dicembre, in sintonia con il sub commissario Nicola Rosato, aveva comunicato alla struttura di Toro di dimettere i ventiquattro degenti.

Un provvedimento sospeso dal Tribunale di Campobasso che lo scorso 12 gennaio ha accolto il ricorso presentato dai parenti dei malati e curato dall’avvocato Salvatore Di Pardo.

Il giudice Laura Scarlatelli ne ha riconosciuto il diritto alla salute e in modo particolare alle cure prestate dalla Fisiomedica Loretana. Tra l’altro, nell’ordinanza, mette in discussione proprio le conclusioni dell’Unità di Valutazione Multidimensionale. “La validità delle conclusioni a cui è giunta l’U.V.M. – si legge nel provvedimento – risulta viziata non solo sotto il profilo formale, ma anche sotto un profilo sostanziale atteso che il medico che ha in carico l’assistito è colui il quale raccoglie le maggiori informazioni sanitarie (e non solo) relative al paziente e la sua presenza (o quantomeno l’acquisizione di informazioni dallo stesso) è indispensabile. L’assenza di un qualsivoglia coinvolgimento del medico di base fa ritenere non attendibili le conclusioni a cui è pervenuta l’Unità”.

La ‘contromossa’ dell’Asrem non si è fatta attendere. Pirazzoli ha disposto la ripetizione degli accertamenti paziente per paziente, alla presenza del medico di base, e l’esito degli esami sarà depositato in Tribunale per le opportune decisioni. “Noi avevamo già compilato dei Piani assistenziali individuali per stabilire quali sono le strutture più idonee per il ricovero, poi i familiari dei pazienti hanno deciso di ricorrere al Tribunale ordinario. Noi già dovevamo far rispettare la sentenza del Tar”, aggiunge. Ma c’è di più: “Dal 1 gennaio noi non pagheremo le rette delle persone rimasti nell’istituto di riabilitazione”.

All’orizzonte, dunque, si profila un nuovo scontro sul delicato terreno del diritto alla salute, i cui confini sono diventati molto labili. Difficile che non ne paghino le spese i più deboli.

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