VITTORINO FACCIOLLA*

Non c’è pena più severa del subire il dovere di giustificare le proprie condotte e quelle della propria gente.
Giornate intere trascorse a riferire di quanta attenzione si presti, nel quotidiano, a garantire il benessere degli animali impiegati nelle Carresi, al solo fine di difendersi dall’infamante accusa d’essere seviziatori.
Il tutto, nel mentre, il contesto sociale ed il dibattito politico/giudiziario propone il binomio duale, tutela degli animali e diritto di un popolo alla manifestazione della propria identità.
Come se fossero dicotomiche, inconciliabili.
È la deriva alla quale, talora, la globalizzazione, il pensiero grande, senza accorgercene, ci sottopone.
È la deriva alla quale ci consegna lo sciovinismo dei fanatismi.
La Carrese non è questo.
La Carrese non è fanatismo identitario, non è sciovinismo delle minoranze, non è, ancor di più, anacronismo ed antistoricità.
La Carrese è quanto di più moderno e più radicato nella memoria, appartenga alla cultura della nostra comunità.
Ed al centro della cultura delle popolazioni delle Carresi c’è il monismo uomo/animale che affonda le sue radici in millenarie manifestazioni di sintesi che hanno reso inseparabili due sostanze sciolte assieme in un’unica soluzione.
Le popolazioni delle Carresi, dopo aver dimostrato, la titolarità del “lemma” dignità e compostezza nel rispettare le decisioni delle preposte autorità, sapranno sciogliere in una soluzione che dipana ordinatamente i fili, il groppo annodato della richiesta tutela del benessere animale, ove qualcuno dimostri che già oggi non lo facciano.
*ex sindaco di San Martino in Pensilis

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