vasca di laminazione ripaspaccata montaquila

Lo sbarramento di Ripaspaccata versa in “precarie e inadeguate condizioni”, al punto che la struttura adesso rappresenta “un elemento di rischio anzichè di difesa dei territori molisani e campani di valle in caso di piene”.
E’ allarme, dunque, a Roccaravindola. E a suonarlo è direttamente la giunta regionale del Molise che, nei giorni scorsi, ha approvato una delibera – la numero 378 del 2016 – affinché si provveda ad “assumere concrete, urgenti ed indifferibili iniziative volte ad assicurare certezza e adeguatezza di gestione dello sbarramento di Ripaspaccata in agro di Montaquila, nonché l’adeguamento e la messa in sicurezza, al fine di consentirne l’avvio del regolare esercizio”.
Insomma, se non è emergenza, poco ci manca. Sia come sia, l’esecutivo presieduto da Paolo Frattura ha pure deliberato l’istituzione di un tavolo tecnico composto da qualificati rappresentanti che dovranno essere individuati dalla Regione Molise (vari Servizi), dalla Protezione Civile, dall’Arpa Molise, dalla Prefettura di Isernia, dal Consorzio di Bonifica della Piana di Venafro e dai Vigili del Fuoco di Isernia.
Al tavolo saranno invitati anche qualificati rappresentanti della Regione Campania, della Prefettura di Caserta, della Prefettura di Napoli e dell’Autorità di bacino dei fiumi Liri, Garigliano e Volturno. Vietato scherzare, dunque. La Regione si attiva seriamente al fine di trovare una soluzione.
Ricordiamo che la diga di Ripaspaccata è uno sbarramento realizzato negli anni 1976-1986 mediante finanziamento, da parte dell’ex Agensud, destinato alla riduzione delle piene del fiume Volturno, con un volume di invaso pari a 3,3 milioni di metri cubi.
Ma perché ora Ripaspaccata anziché essere uno scudo rischia di rappresentare un pericolo? Lo spiega la stessa Regione Molise, e cioè perché “non risulta collaudata ai sensi dell’articolo 14 del decreto del presidente della Repubblica numero 1363/1959, in relazione alla irrisolta necessità di interventi di risanamento strutturale e di adeguamento della sicurezza idraulica dell’opera”.
Il soggetto attuatore per la costruzione dell’opera, nonchè gestore di fatto e sottoscrittore del Foglio di condizioni per l’esercizio e la manutenzione dello sbarramento risulta il Consorzio di bonifica.
Il problema emerso nei giorni scorsi era stato, in realtà, già segnalato in passato poiché la diga di Ripaspaccata era stata inclusa dalla Direzione generale per le dighe del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti tra “gli sbarramenti necessitanti urgenti interventi di incremento delle condizioni di sicurezza, con scadenza di attuazione fissata a giugno 2015, termine decorso senza esiti positivi e con incomplete iniziative da parte del Consorzio”. Dunque, la stessa Direzione generale per le dighe del Ministero nonché il dipartimento di Protezione Civile e la Prefettura di Isernia avevano interessato la Regione affinchè “assumesse iniziative volte ad individuare, con atti formali e in raccordo con la Regione Campania, beneficiaria più a valle degli effetti di riduzione delle piene, il soggetto incaricato della gestione delle funzioni pubbliche di laminazione e ad attuare quegli interventi (strutturali e non) necessari all’adeguamento e alla messa in sicurezza dello sbarramento”.
Così, preso atto delle “precarie e inadeguate condizioni in cui versa lo sbarramento di Ripaspaccata, che lo rendono un elemento di rischio anzichè di difesa dei territori molisani e campani di valle in caso di piene”, la Regione Molise ha deciso di intervenire al fine di “assicurare la messa in sicurezza dello sbarramento e la certezza di gestione ai fini degli scopi per cui è stata realizzata”.

 

(su Primo Piano Molise di oggi in edicola)

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