Il 16 e 17 maggio dovevano essere due grandi giorni per la tivù molisana: il tanto atteso digitale terrestre, il famoso switch off avrebbe dovuto cambiare per sempre le abitudini di chi – più o meno – trascorre qualche minuto della sua giornata davanti al grande schermo. Un’opportunità assolutamente da cogliere al volo – così l’avevano dipinta – anche per chi, dall’altra parte della tv, con questo mestiere ci porta avanti la famiglia. Lo swith off è avvenuto con successo, nel senso che tutte le emittenti nazionali e regionali, anche in Molise, hanno definitivamente spento i canali della ormai vecchia televisione analogica per trasferire la trasmissione dei programmi su quella digitale. Un passo tecnologico in avanti senza precedenti con la possibilità di trasmettere sulla stessa frequenza fino a sei canali diversi. Il nostro gruppo editoriale, che oltre al quotidiano Primo Piano Molise ricomprende anche l’emittente Teleregione Molise e Radio Hollywood, ha messo subito mano al portafogli e ha operato l’ennesimo investimento milionario. Sì, perché per adeguare le attrezzature alla nuova tecnologia di trasmissione sono servite svariate centinaia di migliaia di euro. Soldi necessari per continuare ad assicurare il posto di lavoro ad una cinquantina tra giornalisti, tecnici, impiegati e collaboratori; necessari per continuare a garantire la pluralità d’informazione ai telespettatori; necessari a ribadire quella scommessa che più di un lustro fa la famiglia Ricci ha fatto con il Molise. Ma oggi tutti gli sforzi sembrano svanire per colpa di una normativa farraginosa e ispirata da logiche – che di logico non ha nulla – che sta mettendo a serio rischio le imprese che operano nel settore radiotelevisivo.

Intanto, per meglio inquadrare il problema, è necessario spiegare che la nuova tecnica di trasmissione non consente la visione della televisione se il segnale non supera una determinata soglia minima. Per intenderci, la tv o si vede o non si vede. Non accadrà mai, quindi, che una determinata emittente, sia essa nazionale o locale, si veda male. Tant’è che in diverse zone del nostro piccolo e troppo spesso mortificato Molise la televisione si vede limpida come non mai, ma in altrettanti posti molte emittenti, tra cui quelle molisane, sono totalmente scomparse. I colleghi di Teleregione raccontano in tal senso di centinaia di telefonate di protesta che arrivano quotidianamente in redazione per lamentare il disservizio.

Cosa sta succedendo e che cosa c’entra la normativa è presto detto. In buona sostanza, il Dipartimento per le Comunicazioni del Ministero dello Sviluppo Economico ha autorizzato la trasmissione sulla stessa frequenza ad emittenti di regioni diverse anche se confinanti. Accade dunque che il piccolo e sfortunato Molise sta restando letteralmente schiacciato nella morsa di Abruzzo, Puglia e Campania. Tutto il versante costiero e quello dell’alto Molise sono praticamente oscurati dal segnale irradiato dalle tv abruzzesi da Schiavi d’Abruzzo, Monte Pallano, Tufillo e dalla Maielletta. La zona del Fortore – versante Foggia – è sotto il fuoco nemico delle emittenti pugliesi che trasmettono da Volturino, quello del venafrano, del Matese e del Beneventano compromesso dalle tivù campane. Scusate se è poco, ma sottraendo alla superficie della regione la Costa, l’alto Molise, il Venafrano, il Fortore e il Matese resta davvero ben poco. Qualche decina di migliaia di molisani, quindi, da una settimana non ricevono il segnale di Teleregione e di altre tv. In verità lo ricevono, ma lo stesso si accavalla a quello delle emittenti delle regioni limitrofe e il risultato è lo schermo nero. Ovvio che i disagi per una piccola regione come la nostra, poco estesa e poco popolata rispetto alla Campania o alla Puglia, rischiano di sfociare in qualcosa di serio e irreversibile, soprattutto per gli operatori del settore.

È per questo che i colleghi di Teleregione, a cui va la nostra incondizionata solidarietà, hanno deciso di alzare e spostare il livello della protesta andando a manifestare a Roma presso la sede del Ministero dello Sviluppo Economico. Con loro ci sarà tutta la redazione di Primo Piano Molise. In ballo non ci sono solo i posti di lavoro, ma il diritto all’informazione che questa normativa sta seriamente mettendo a rischio. Quando muore un giornale, quando un’emittente televisiva chiude i battenti, quando un periodico non va più in edicola, muore un pezzo di storia, un pezzo di cultura, il Paese è più povero. Ecco perché Primo Piano chiede con forza che la normativa sia rivista e anche il piccolo e sfortunato Molise sia messo nelle condizioni di fare informazione incondizionatamente. Senza se e senza ma.

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