E’ stata del 303,3% la crescita negli ultimi cinque anni dell’usura e delle estorsioni in Italia. La stima è della Cgia di Mestre che ha messo sotto la lente la mappa della criminalità economica accertando che nel 2011 sono state 48.344 le segnalazioni di operazioni di riciclaggio sospette eseguite da intermediari finanziari, verso l’ Unità di Informazione Finanziaria (UIF) della Banca d’Italia. Un fenomeno che in Molise è in forte crescita. Rispetto ad un indicatore nazionale medio stabilito dalla Cgia pari a 100, il tasso di usura rilevato in Campania, a cui spetta la maglia nera, è di 166,3 (pari al 66,3% in più della media nazionale), seguono la Calabria, con 144,6 (+44,6%), e per l’appunto il Molise, con 142,8 (+42,8%) che dunque in questa ‘‘speciale classifica’ si attesta al terzo posto. Poi ci sono la Sicilia con 139,2 (+39,2%), la Basilicata con 135,1 (+35,1%). Mentre le realtà meno a rischio sono il Veneto, con un indice di rischio usura pari a 77 (-23% in meno della media nazionale). Seguono l’Emilia Romagna, con 76,7 (-23,3%), il Friuli V.G. con 65,6 (-34,4%), la Valle d’Aosta, con 53,8 (-46,2%) e il Trentino A.A con 53 (-47%).

“A seguito della recessione economica in atto – commenta Giuseppe Bortolussi, segretario Cgia – corriamo il pericolo che le organizzazioni criminali riciclino i proventi delle loro attività illegali nei settori economici maggiormente colpiti dalla crisi. Infatti, mai come in questo momento – osserva – interi settori produttivi manifestano una preoccupante vulnerabilità dovuta alla forte contrazione nell’erogazione del credito che le banche hanno attuato in questi ultimi tempi”. A livello territoriale, nel 2011, la regione più a rischio infiltrazioni è la Lombardia con 8.778 segnalazioni. Segue il Lazio con 6.350 e la Campania con 6.128. “Con il riciclaggio – prosegue Bortolussi – avviene la reintroduzione del denaro proveniente da reati nell’economia legale, al fine di dissimularne o occultarne l’origine illecita. Questo fenomeno non danneggia solo l’economia legale, perché ne altera le normali condizioni concorrenziali dei mercati, ma rischia di diventare un pericolo gravissimo per l’efficienza e la stabilità dell’intero sistema finanziario”.

La crescita percentuale, tra il 2006 e il 2010, delle denunce per usura e per estorsione è stata del +10,6%. Nell’ultimo anno in cui le statistiche sono disponibili (2010) il numero complessivo delle denunce ha toccato le 6.366 unità. Tuttavia, va sottolineato che dopo il picco massimo raggiunto nel 2007, negli anni successivi il numero complessivo delle denuncie risulta essere in calo. “Dimensionare l’usura solo attraverso il numero delle denunce – spiega Bortolussi – non ci permette di misurare con efficacia il fenomeno. L’usura rimane in larga parte sommersa e quindi leggibile con difficoltà. Per questo abbiamo messo a confronto ben 8 sottoindicatori per cercare di dimensionare con maggiore fedeltà questa piaga. Tuttavia, quello che forse pochi sanno – conclude Bortolussi – sono le motivazioni per le quali molte persone cadono nelle mani degli strozzini. Oltre al perdurare della crisi, per gli artigiani, i commercianti ed i piccoli imprenditori sono le scadenze fiscali a spingerli a ricorrere a forme di finanziamento illegali. Per i disoccupati o i lavoratori dipendenti, invece, sono i problemi finanziari che emergono dopo brevi malattie o infortuni”. Nelle aree dove ci sono più disoccupazione, alti tassi di interesse, maggiori sofferenze, pochi sportelli bancari e tanti protesti la situazione è decisamente a rischio.

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