I suoi passi hanno scavato un solco, tra passato e futuro. Quel suo sogno folle, coltivato con rigore e passione, è diventato poi il mezzo per dare forma e sostanza all’identità culturale del Molise. Una comunità che oggi è orfana di uno dei suoi ‘padri’, dell’uomo che ha saputo ricostruire e raccontare il passato, dandogli la forza per trasformarlo in futuro. Il suo ultimo viaggio sarà solo apparentemente solitario perché in ogni casa si leverà un pensiero, si accennerà un sorriso o una lacrima per quell’uomo, riservato e visionario, che ha regalato al Molise il piacere e l’orgoglio di conoscersi e di scoprirsi. Le testimonianze di vicinanza e di affetto, l’abbraccio virtuale ai figli che saluteranno in solitudine l’amato papà, gli attestati di stima, di gratitudine e di amicizia, gli aneddoti che lo raccontano e lo descrivono aggiungendo particolari ad una storia d’altri tempi, vissuta con orgoglio e coraggio, sono la cifra dell’uomo, misurano il peso del vuoto che lascia. Mancherà a tutti, per quello che ha saputo costruire ed ha poi donato: la conoscenza, speranza di riscatto e futuro. Aveva 88 anni Enzo Nocera, editore fin dal giugno del 1965, data di pubblicazione del primo libro edito con la sigla ‘Nocera editore’, modificata poi negli anni ma caratterizzata sempre dall’iniziale del suo cognome, una sorta di marchio di cui andare fiero. Una storia, quella di Nocera, che si è snodata lungo un periodo lungo e complicato per la terra dove aveva deciso di dare forma al suo sogno folle. E nel 2015, l’Università degli Studi del Molise ha voluto segnare quella data spartiacque: cinquant’anni di passione e impegno, di sogni rincorsi e raggiunti, di grandi storie ricostruite con meticolosità e rigore. Cultura e sapere, tradizioni e quotidianità, piccole e grandi storie simbolo di un territorio e di una comunità. Fortemente ancorato alla sua realtà, alla sua terra, Enzo Nocera ha saputo raccontare il Molise costruendo – attraverso i libri e i progetti editoriali, le riviste e i preziosi almanacchi – l’identità di un regione difficile, che lui ha aiutato a crescere e ad emanciparsi, a diventare grande e capace di sognare. Una professione-missione non facile, soprattutto qui, dove i ritardi hanno penalizzato desideri e ambizioni. Ma la sfida più coraggiosa di Enzo Nocera forse è stata proprio questa: riuscire lì dove i pronostici erano tutti sfavorevoli, per retaggio e isolamento culturale. Centinaia di pubblicazioni, fra periodici e monografie: dalla saggistica storica alla narrativa, dalle tradizioni popolari all’arte. E l’Almanacco del Molise, il must have di ogni molisano, presente in ogni casa e su ogni scaffale della libreria. La memoria che non si perde, che diventa storia. Un contributo, quello che ha offerto alla crescita della regione e di ogni cittadino molisano, che resta e che diventa la nostra storia. Se ne è andato mentre inseguiva un altro sogno, mentre dava forma – nei suoi pensieri – ad un’altra storia da raccontare, per aggiungere tessere a quel mosaico costruito in oltre 50 anni per mostrare il Molise, che oggi lo piange, in tutta la sua struggente bellezza. «Ciao papà, ieri sera mentre mi raccontavi la guerra a Bojano e Macchiagodena, mi avevi promesso che l’avremmo scritta assieme. Sono fiero di te e di tutto quello che hai fatto per questa terra. Abbracciami mamma» lo struggente addio del figlio Fabrizio, solo in una città deserta che sta piangendo con lui.

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