Cambiano le amministrazioni, ma i lavoratori Gam a ridosso della scadenza della cassa integrazione continuano a dover presidiare il palazzo della giunta per ottenere risposte. «Siamo alle solite, ma purtroppo credo che stavolta sia la fine. Il modo peggiore di chiudere le prospettive per una filiera che ha dato occupazione e lustro al Molise», taglia corto Annalisa Maroncelli, che nella Arena dei giorni di gloria lavorava in amministrazione.
In mattinata il presidio davanti alla sede della Regione, con un accenno di protesta nei confronti del presidente che non li riceve, il suo staff comunica impegni in videoconferenza con Roma e per l’apertura delle scuole. Nel pomeriggio invece un briefing con l’assessore al Lavoro Michele Marone. «Il grande rammarico è che arriviamo sempre al 90°. Da novembre 2019 stiamo chiedendo a questa classe dirigente l’attuazione di tutti gli impegni presi con l’accordo al Ministero», sottolinea Giancarlo D’Ilio, rsu e bandiera di questa eterna vertenza.
Il 4 novembre scade la cassa integrazione, per il rinnovo ci sono molti ostacoli: il mancato rifinanziamento dell’area di crisi complessa, il rebus sulle intenzioni di Amadori sono i principali
Entro il 3 ottobre, come ogni anno, questi nodi andrebbero sciolti perché in quella data scade il fitto di ramo d’azienda e se non c’è la prospettiva della continuità tutti i quasi 300 dipendenti tornano in Solagrital: pochissimi avranno la Naspi, per gli altri c’è solo il licenziamento. La richiesta di soccorso è finita sul tavolo della ministra Catalfo, con l’appello della Caritas di Trivento rinforzato da quello della Caritas nazionale.
Al ministro del Lavoro, fa sapere Palazzo Vitale in serata, ha scritto l’altro ieri il governatore Toma chiedendo il rifinanziamento dell’area di crisi complessa (pre requisito di copertura per la Cigs Gam e la mobilità in deroga). A gennaio, spiega Marone alla delegazione che incontra, la richiesta del suo predecessore per l’area di crisi, che però poi non è stata finanziata.
Prima della riunione pomeridiana, in via Genova in mattinata il clima si scalda. A portare solidarietà al presidio arriva la capogruppo del Pd Micaela Fanelli, assicura la disponibilità del’esecutivo nazionale sull’area di crisi. I lavoratori in presidio però si accorgono di girare in tondo e decidono di dare una svolta al sit-in. Si portano davanti al cancello e dedicano a Toma cori da stadio: Toma vieni fuori! La Polizia controlla, anche che siano indossati i dispositivi anti contagio, e media. Dopo una mezz’oretta arriva la convocazione di Marone con cui pure avevano cercato di mettersi in contatto.
Che la strada stavolta sia in salita davvero è evidente. Il governatore, contattato da Primo Piano, spiega che la Regione è disposta ad affiancare la Gam, ma è l’amministratore unico dell’azienda che ha il compito di valutare e comunicare al suo socio unico se c’è garanzia di continuità e recupero occupazionale, condizioni per ottenere un altro anno di ammortizzatori. I contatti con Amadori sono proseguiti per la filiera bassa, dopo il bando per i disoccupati che vogliano aprire un’azienda ne arriverà un altro per incentivare l’acquisto di capannoni. Stamattina però c’è l’assemblea dei soci: le perdite della Gam sono raddoppiate (1,3 milioni) e la società ha chiesto alla Regione quasi 900mila euro per alcune cause andate male per l’azienda. Decisamente: stavolta la strada è davvero in salita.

r.i.

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