Accettata dal Comune di Lucito, che ha deciso di intitolargli la pinacoteca comunale, la donazione di numerose opere del pittore Antonio Pettinicchi, nato a Lucito il 25 ottobre 1925 e morto a Bojano il 24 giugno 2014. Nei giorni scorsi gli eredi del pittore, ovvero la moglie Letizia Di Biase e il figlio Paolo, avevano presentato al Comune una dichiarazione di volontà a donare al Comune numerose opere dell’artista scomparso nel 2014 affinché fossero conservate ed esposte a Palazzo D’Attilio, che già ospita l’istituenda pinacoteca comunale, ed in altri locali individuati per lo scopo dal comune.
«Ritenuto di accettare la donazione – si legge nella delibera approvata dalla giunta comunale – trattandosi di una serie di opere che non possono che rendere decoro, arredare ed incrementare la dotazione della Pinacoteca comunale o comunque degli uffici comunali, per cui va espresso apprezzamento e gratitudine nei confronti dei donanti; delibera di accettare la donazione; di rinviare a successivo provvedimento ogni ulteriore decisione sui locali presso cui conservare i suddetti beni, proponendo l’intitolazione della istituenda pinacoteca al prof Antonio Pettinicchi».
Fanno parte della donazione 30 quadri, acrilici su tela anche di grandi dimensioni, 15 disegni a matita, altrettante incisioni ed anche alcuni attrezzi del mestiere utilizzati dal maestro durante la sua lunga attività artistica. Antonio Pettinicchi – si legge nella sua biografia – nasce a Lucito in Provincia di Campobasso il 25 ottobre del 1925 e muore a Bojano il 24 giugno del 2014. Passa i primi anni della sua vita nel paese natio dove inizia a disegnare tant’è che tracce delle sue prime opere si trovano all’ingresso della sua abitazione. Trasferitosi con la famiglia a Campobasso, durante la frequenza dei primi anni delle superiori, viene scoperto casualmente dal Maestro Trivisonno Amedeo, suo insegnante di disegno, che gli fa apprendere le prime tecniche pittoriche. A Napoli conclude il suo ciclo di apprendimento presso l’accademia delle Belle Arti, dove incontra il maestro incisore Lino Bianchi Barriviera e negli anni cinquanta inizia a sviluppare la sua personale tecnica incisoria. Tra le tante personali e collettive a cui partecipa, valgano per tutte le svariate partecipazioni alla Biennale di Venezia e alla quadriennale di Roma. Sue opere si trovano presso una miriade di gallerie private e pubbliche ed in particolar modo nella raccolta degli Uffizi a Firenze ed accanto alle opere di Pablo Picasso, nella galleria Puskin di Mosca. In un notevole numero delle sue opere vi sono riferimenti a paesaggi e personaggi del suo paese natio; i soggetti raffigurati sono i più poveri, umili e diseredati. Certo è che trovano voce nelle sue opere» le genti più umili e semplici, più dolorosamente emarginate in spazi e luoghi in cui Cristo non ebbe mai a giungere. Buona parte della sua opera incisoria è dedicata a personaggi di Codacchio, contrada del comune di Trivento; i personaggi sono raffigurati nell’intento di tornare in contrada, con gli animali, dopo aver raccolto la minestra di San Giuseppe a Lucito presso le famiglie dove tale ricorrenza veniva onorata. La festa di San Giuseppe, per il Nostro, appare in molte sue opere ed è forse l’episodio che più di tutto lo colpisce fin dall’infanzia. Il paese appare nelle opere dedicate al suo musicista preferito Malher e a un ciclo dedicato a Dresda: “Ritorno a Dresda”. Nel suo ciclo pittorico monumentale dedicato alla Divina Commedia di Dante i suoi compaesani raggiungono l’apoteosi quando in un quadro una contadina di Lucito viene accompagnata da Dante in paradiso. Il popolo di Lucito per sempre lo amerà e gli sarà riconoscente».

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